Si rifiuta di partecipare alle attività extra lavorative divertenti: licenziato

di Matteo Cicarelli

05 Dicembre 2022

Si rifiuta di partecipare alle attività extra lavorative divertenti: licenziato
Advertisement

Spesso quando si inizia un nuovo lavoro si cerca subito di conoscere i propri colleghi, ma soprattutto si tenta in ogni modo di instaurare buoni rapporti. In alcune occasioni si organizzano delle uscite, delle cene o dei giochi di gruppo per conoscersi meglio, capire immediatamente con chi si ha a che fare. Può capitare, però, anche che ci sia qualcuno che preferisce non integrarsi rimanere in disparte, magari perché non gli piace socializzare.

Un'azienda francese ha deciso di licenziare un suo dipendente perché non partecipava alle divertenti attività ricreative. La corte di cassazione, però, ha dato ragione all'ex impiegato. Vediamo cosa è successo.

via Washington Post

Advertisement
Pexels - Not the actual photo

Pexels - Not the actual photo

Un uomo, rimasto anonimo e identificato con lo pseudonimo di Mr T., è stato licenziato dalla società di consulenza parigina Cubik Partners, perché si è rifiutato più volte di prendere parte alle attività ricreative di "team-building" o semplicemente andare a bere qualcosa dopo il lavoro.

In base ai documenti del tribunale, l'uomo lavorava nell'azienda da diversi anni. A quanto pare, però, non si era mai integrato con i colleghi, ma soprattutto si era sempre rifiutato di aderire ai valori di "divertimento" dell'azienda. Tanto che è stato licenziato per "incompetenza professionale", ma soprattutto perché considerato come un componente demotivante nei confronti del gruppo.

Advertisement
Pexels - Not the actual photo

Pexels - Not the actual photo

La corte di cassazione, però, sembra essere intervenuta in favore di Mr T. sottolineando come la componente divertimento dell'azienda consistesse in eventi sociali obbligatori che sfociavano nel consumo eccessivo di alcol e in comportamenti moralmente pessimi. Per questo motivo, l'uomo rifiutando non ha fatto altro che esercitare il proprio diritto di esprimersi liberamente. Il rifiuto è una delle libertà fondamentali e questo non può essere la motivazione del suo licenziamento.

Mr T. ha chiesto un risarcimento di 461.406 euro (480.500 dollari), ma per adesso la corte di cassazione ha imposto alla Cubik Partners di pagare al suo ex dipendente solo 3.000 euro (3.100 dollari). Successivamente si valuterà se la compagnia debba risarcire anche la parte restante della somma in denaro richiesta.

Tu cosa ne pensi della situazione? Come avresti agito?

Advertisement