Trasformare la plastica in diamanti grazie ai raggi X: la scienza dimostra che è possibile

di Matteo Cicarelli

26 Settembre 2022

Trasformare la plastica in diamanti grazie ai raggi X: la scienza dimostra che è possibile
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Uno dei regali più diffusi per celebrare un anniversario, specialmente quello del matrimonio, è il diamante. Un prodotto affascinante, la sua trasparenza e la capacità di riflettere la luce attraggono chiunque, tanto che una famosa attrice, Anna Magnani, sosteneva che “tenere in mano un diamante è come stringere un pezzo di luna”.

La coltivazione dei diamanti in laboratorio, negli anni è aumentata. Gli studiosi, però, sono riusciti a imprimere una nuova svolta nella loro produzione, riuscendo a ricrearli a partire dalla plastica utilizzando i raggi X. In tal modo, vengono realizzati quelli che sono stati identificati come nanodiamanti, ovvero delle minuscole particelle di diamanti, misurate in micron, definiti anche come "carbonio puro nel suo stato più difficile".

via Vice

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pexels - not the actual photo

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Un team di ricercatori, provenienti da differenti laboratori e università (Germania, Francia, California e Giappone), ha scelto di impegnarsi in uno studio sulla formazione dei diamanti. Questa ricerca è stata ispirata dalle "piogge di diamanti", che spesso avvengono su Urano e Nettuno, i due pianeti del sistema solare considerati i giganti di ghiaccio, e si è cercato un modo di replicarle in laboratorio.

A partire da questo studio sono state analizzate delle tecniche innovative per realizzare dei nanodiamanti a partire dalla plastica PET (trasparente, riciclabile e solitamente usata per le bottiglie monouso delle bevande), perché ha un ottimo equilibrio tra carbonio, ossigeno e idrogeno. I primi test, che non hanno avuto successo, sono stati fatti sul polistirolo.

Le nuove tecnologie a raggi x hanno permesso di comprendere che un ruolo fondamentale nella formazione dei diamanti ce lo ha l’ossigeno. La presenza di quest’ultimo, non fa altro che favorirne la formazione, invece che, come si pensava, prevenirla.

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Nell’ultima ricerca, compiuta dal team di esperti, è stata utilizzata la diffrazione a raggi X a piccolo angolo sulla plastica PET. Questo, oltre a premettere la realizzazione di nanodiamanti dai rifiuti della plastica, ha anche permesso di comprendere quanto velocemente crescono i diamanti.

Questo progetto è in fase sperimentale, per adesso, infatti, non si è in grado di realizzare diamanti abbastanza grandi da poter essere messi in commercio. Nonostante ciò, però, questa tecnica può essere utilizzata per ridurre le quantità degli scarti di plastica.

Secondo voi quali applicazioni potrebbe avere questa scoperta?

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