Sopravvivono 29 giorni in mare aperto mangiando arance, noci di cocco e bevendo acqua piovana
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Ci sono storie che, a volte, riescono a impressionarci così tanto da fungere da veri e propri esempi di sopravvivenza da manuale, quasi impossibili da credere in un'era in cui tutto è tracciabile e tecnologizzato.
Può accadere anche oggi, e i due protagonisti di ciò che stiamo per raccontarvi ne sanno qualcosa, di vivere esperienze che portano ai limiti della sopravvivenza, e che isolano le persone da tutto e tutti, senza altro appiglio che la speranza di essere salvati. I nostri due uomini sono sopravvissuti in mare per ben 29 giorni, naufragati dopo una tempesta a ben 400 km dalle coste della Papua Nuova Guinea. Come hanno fatto? Si sono sostenuti con poco, come dei veri naufraghi.
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Quella che era iniziata come una normalissima uscita in motoscafo, per Livae Nanjikana e Junior Qoloni, si è trasformata in un vero e proprio incubo, un'esperienza che non dimenticheranno tanto facilmente, ma alla quale possono dire di essere scampati.
I due si trovavano nel Mare di Salomone, al largo delle coste della Papua Nuova Guinea, sulla loro imbarcazione lunga circa sette metri. Le condizioni meteorologiche sono piuttosto imprevedibili e mutevoli da quelle parti, tanto che all'improvviso, a causa delle forti piogge e del vento, hanno perso di vista la terraferma e sono stati spinti proprio dove non avrebbero mai dovuto arrivare.
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Come se non bastasse, la batteria del loro localizzatore GPS si è scaricata del tutto, e la benzina del loro motoscafo scarseggiava. Non sapendo dove andare, ai due non è rimasta altra scelta che aspettare che qualcuno li trovasse e li salvasse. La fortuna ha voluto che, insieme a loro, avessero in barca una provvista di arance e noci di cocco, molte delle quali, durante la tempesta, si sono sparpagliate in mare.
È proprio dall'acqua intorno a loro che le Livae e Junior, entrambi originari delle Isole Salomone, li hanno raccolti e, centellinandoli a dovere, sono riusciti a sopravvivere per ben 29 giorni, finché un pescatore li ha avvistati ed è accorso in loro aiuto.
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Prima che venissero salvati, avevano pensato bene di costruire, con i materiali che ancora avevano all'interno del motoscafo, una sorta di vela che li avrebbe fatti navigare grazie alla direzione del vento. L'intervento dell'uomo, tuttavia, è stato provvidenziale, considerando anche che, con quella scarsità di cibo e bevendo acqua piovana, probabilmente non avrebbero potuto resistere ancora a lungo lì in mare aperto.
Insomma: un vero e proprio mese da naufraghi, per loro, in una storia che sembra proprio uscire da una sceneggiatura o da una trama avventurosa!