Sharenting: perché condividere le foto dei bambini sui social potrebbe non essere una scelta saggia

di Irene Grazia Paladino

05 Ottobre 2021

Sharenting: perché condividere le foto dei bambini sui social potrebbe non essere una scelta saggia
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Lo fanno soprattutto gli influencer, ma non solo: anche noi tendiamo a postare foto della nostra vita privata sui social. Esiste un limite, tra ciò che è privato e ciò che è pubblico, e questo limite non andrebbe superato. Eppure moltissimi genitori postano le foto dei propri bimbi su diverse piattaforme. Foto buffe, foto dolci, foto che riescono ad attirare l’attenzione di follower, amici e conoscenti curiosi. Foto di bimbi che mangiano, video di bimbi che ridono, che giocano o che dormono. Se postare nostre foto è ormai normale, postare foto dei propri bimbi è un’azione che può far sorgere alcuni dubbi e alcune domande di natura etica, ma non solo.

via BBC

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Jonathan Borba Unsplash

Jonathan Borba Unsplash

Questa azione viene definita sharenting, ossia la pratica di condividere contenuti dei propri figli sui canali social. Si tratta di un termine coniato solo di recente, nonostante questo fenomeno risalga a molto tempo fa. Lo sharenting è stato al centro di numerosi dibattiti e ha coinvolto psicologi e pedagogisti, che si sono chiesti se sia opportuno condividere foto di bambini e se nasconda qualche pericolo. I sostenitori la ritengono semplicemente un’azione che rivela quanto i genitori siano felici di avere dei figli e siano orgogliosi di loro, gli esperti però temono questa esposizione mediatica e parlano anche di violazione della loro privacy. Oggi, certamente, i bambini sono più a loro agio con la tecnologia rispetto a quanto erano un tempo. Però la loro generazione è quella dei nati sui social: le loro foto vengono condivise già dalla tenera età.

 

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Raul De Los Santos Unsplash

Raul De Los Santos Unsplash

Questo fa pensare gli studiosi che temono che, in futuro, il loro rapporto con la privacy possa essere compromesso. Temono che la generazione dei “nati sui social” possa avere difficoltà, in futuro, a distinguere quel limite che separa il pubblico e il privato. è una certezza? Assolutamente no. Si tratta di supposizioni e di preoccupazioni. I bambini, però, non sono consapevoli di essere esposti al mondo dei social e non hanno la possibilità di esprimere il proprio consenso. Potrebbe anche verificarsi una situazione diamentralmente opposta: proprio perché esposti già in tenera età, questi bambini potrebbero - una volta diventati adulti e consapevoli - diventare gelosi del proprio privato, quindi allontanarsi dalla condivisione della loro sfera privata. 

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