Queste impronte scoperte in Tibet potrebbero essere le prime forme d'arte conosciute

di Marcello Becca

22 Settembre 2021

Queste impronte scoperte in Tibet potrebbero essere le prime forme d'arte conosciute
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Altopiano del Tibet, villaggio di Quesang: qui circa 200.000 anni fa, due bambini di circa 7 anni hanno lasciato le impronte delle loro mani e dei loro piedini nell’argilla. Con il passare del tempo, il calcare si è indurito, conservandole in modo sorprendente.

Si tratta di una testimonianza antica della presenza dell’uomo in questi territori e, allo stesso tempo, di una conferma di come il mondo dei bambini possa essere senza tempo. I loro giochi - ora come allora - sono molto simili: i bambini si sono divertiti a “scolpire” nell’argilla il calco delle loro mani così come oggi i più piccoli giocano nella sabbia.

via NBC News

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Centinaia di migliaia di anni fa - da 169.000 a 226.000 anni fa -  due bambini hanno premuto le loro mani nel calcare morbido e questo calco, induritosi, è arrivato fino a noi. Questo è uno degli ultimi ritrovamenti che sono stati effettuati dall’equipe della Cornell University che sta conducendo una campagna di scavi nel paese Quesang, distante un centinaio di chilometri da Lhasa, una delle città più importanti del Tibet

"Le impronte non sarebbero casuali o realizzate solo da un passaggio fortuito sullo strato argilloso del terreno", ha affermato Thomas Urban, uno degli archeologi della Cornell University, impegnato da tempo nelle ricerche che si svolgono sui freddi altipiani della regione cinese. "Sono un prodotto primario: come se ci fosse stato un tipografo che si è impegnato a fare delle stampe in modo intenzionale".

Ma è stata l'età delle impronte a catturare di più l'attenzione del team. Misurando i livelli di isotopi di uranio nella roccia, gli esperti hanno potuto concludere che questi tipi di calchi sono stati realizzati da 169.000 e 226.000 anni fa. Un periodo lontano e oscuro della storia dell’uomo, in cui ogni ritrovamento è prezioso e fragile.

Il fatto che ci sia stata una precisa decisione nel fissare la forma delle mani e dei piedi ha fatto discutere gli operatori del settore se si possa parlare di una primitiva forma d’arte. Tutto sommato, per gli studiosi questo tipo di oggetti - non avendo una finalità funzionale specifica - il calco può rientrare in questa definizione.

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"La disposizione delle impronte sfida qualsiasi spiegazione pratica, come il camminare, o qualsiasi spiegazione accidentale, come la caduta", ha sostenuto Matthew Bennett, un geologo della Bournemouth University che è co-autore dello studio su questa importante campagna di scavi. "Sembrano essere state disposte con cura, il che implica una scelta deliberata nel posizionarle nel modo in cui le vediamo oggi".

Arte o gioco che sia, i bambini tibetani di 200.000 anni fa ci hanno regalato una splendida e concreta testimonianza della loro presenza, oltre che un antico eco della loro allegria.

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