Il vaccino sperimentale contro l'Alzheimer è sicuro e ben tollerato: lo confermano i test clinici di fase 2

di Irene Grazia Paladino

15 Giugno 2021

Il vaccino sperimentale contro l'Alzheimer è sicuro e ben tollerato: lo confermano i test clinici di fase 2
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L’Alzheimer è una malattia degenerativa progressivamente invalidante che, solitamente, colpisce le persone in età presenile. La scienza non si è mai fermata e sta continuando a cercare una possibile cura: dopo la recente approvazione negli Stati Uniti dalla Food And Drug Administration di un nuovo farmaco contro l’Alzheimer, aducanumab, una nuova ricerca ha dimostrato che un potenziale vaccino contro l’Alzheimer è sicuro e in grado di produrre una risposta immunitaria.

Si tratta del vaccino AADvac1, un approccio rivoluzionario nel trattamento – ma anche nella prevenzione – dell’Alzheimer, che attualmente ha completato la sperimentazione clinica di fase 2, con risultati che – seppur limitati – fanno ben sperare: il vaccino sembra essere sicuro e stimola una robusta risposta immunitaria contro specifici frammenti della proteina tau, una proteina il cui accumulo si pensa possa essere una delle cause dell’Alzheimer. Una buona notizia, che però ha mostrato benefici solo su un sottogruppo dei pazienti.

via Nature Aging

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Andreea Popa Unsplash

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Lo studio ha coinvolto 196 persone provenienti da otto Paesi europei, di cui 117 hanno ricevuto il vaccino e le restanti 79 un placebo: le persone hanno ricevuto 11 dosi del vaccino, o del placebo, nel corso di 24 mesi. Nel gruppo dei vaccinati i ricercatori hanno osservato una risposta immunitaria specifica contro tau che però non si è tradotta in un miglioramento del quadro cognitivo generale. Tuttavia, analisi successive in collaborazione hanno supportato l’efficacia del vaccino per il trattamento e la prevenzione delle forme di Alzheimer associate all’accumulo di proteina tau: nel sottogruppo di pazienti con tale profilo, il vaccino ha rallentato del 27% il declino cognitivo e del 30% il declino funzionale nel confronto con il gruppo placebo. Sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche per valutare se il vaccino fermi e inverta la malattia in una frazione significativa della popolazione.

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Mufid Majnun unsplash

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Non tutte le proteine tau sono dannose: il vaccino mira a combattere l’accumulo di tao, ad insegnare al sistema immunitario a riconoscere quelle buone e quelle dannose, a rallentare la formazione delle proteine dannose e ad arrestare la diffusione di quelle che invece sono già formate. La speranza è che si possa trovare presto una cura per fermare – o quantomeno rallentare – l’avanzare di questa malattia degenerativa.

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