Diventare adolescenti: le tre sfide che i ragazzi devono affrontare e come guidarli al meglio in questa fase

Francesca Argentati image
di Francesca Argentati

18 Giugno 2022

Diventare adolescenti: le tre sfide che i ragazzi devono affrontare e come guidarli al meglio in questa fase
Advertisement

Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è senza dubbio un processo delicato, caratterizzato da importanti cambiamenti e dall’affermazione della propria identità. Se dapprima il nucleo famigliare è l’universo ovattato che più di ogni altro funge da riferimento in tenera età, l’ingresso nel mondo esterno e sociale cambia gli equilibri e necessita di supporto. Come accompagnare i figli in questa nuova realtà? Due studiosi parlano di tre sfide che i ragazzi si trovano ad affrontare e propongono un interessante modello teorico

via Infobae

Advertisement
Pixabay-Not the actual photo

Pixabay-Not the actual photo

L’elaborazione delle tre sfide dell’adolescenza è una teoria dei due psicoanalisti Arminda Aberastury e Mauricio Knobel. I "duelli" che i ragazzi si trovano davanti durante l’ingresso all’adolescenza, secondo i due teorici, riguardano il corpo, l’identità e la perdita infantile dei genitori. Superate queste “battaglie”, l’adolescente potrebbe ritenersi pronto a entrare nell’età adulta

La prima sfida, quella che concerne il corpo, riguarda i mutamenti fisici e ormonali, che di solito avvengono in modo piuttosto repentino. I ragazzi potrebbero vivere questi cambiamenti come osservatori esterni, colti alla sprovvista da ciò che sta accadendo. È necessario quindi riuscire ad adattarsi e ad accettare il nuovo stato, il quale in alcuni casi può provocare un certo disagio e senso di “depersonalizzazione”. Ciò riguarda anche i movimenti più semplici: i gesti che il bambino era abituato a fare, nel nuovo corpo risulteranno goffi e impacciati, poiché non ancora in grado di padroneggiarlo in modo completo. Questo fenomeno genera l’affermarsi di una nuova identità e un conseguente lutto verso ciò che si era e si è stati, ma non si è più. Il ruolo infantile è terminato e va abbandonato, accettando di diventare autonomi, indipendenti e dotati di responsabilità.

Advertisement
Pixabay-Not the actual photo

Pixabay-Not the actual photo

L’identità infantile, in realtà, non è del tutto persa, perché rappresenta comunque la base sulla quale si diventa adolescenti e pertanto lascia un segno in quella che sarà l’identità adulta. In questa fase di transizione gli adolescenti sperimentano diverse emozioni, quali smarrimento, sorpresa, angoscia, stati d’animo comprensibili nel momento in cui ci si trova alla ricerca di un equilibrio tutto nuovo. Si è in una sorta di “terra di mezzo”, una “terra di nessuno” perché non si è più bambini e non si è ancora adulti. Non riuscendo a individuare il proprio preciso ruolo, i ragazzi possono trovarsi in difficoltà, in uno stato di indipendenza irreale: non hanno più bisogno delle attenzioni e della guida tipiche dell’età infantile, ma non possiedono la libertà e l’autonomia che si conquistano “da grandi”. 

La terza sfida per gli autori è la perdita dei “genitori infantili”. Inizia il distacco dalla madre e dal padre, c’è ancora bisogno di loro ma in maniera diversa. È il momento di costruire una identità al di fuori della famiglia, contando, allo stesso tempo, sul suo supporto. Si inizia a comprendere che i genitori non sono perfetti, che sono stati idealizzati e si riconoscono le loro debolezze, ma anche le forze e le risorse. 

Pixabay-Not the actual photo

Pixabay-Not the actual photo

In questa complicata fase caratterizzata da numerose contraddizioni, come dovrebbero muoversi i genitori? Gli psicoanalisti suggeriscono i modelli comportamentali più adatti per accompagnare i ragazzi in questi “duelli.” 

Prima di tutto, è importante non invadere il loro spazio durante il processo di perdita, avvallando tutte le loro emozioni e riconoscendole come normali. L’adolescente deve percepire il sostegno dei genitori ma, allo stesso tempo, anche la libertà di potersi isolare o stare in compagnia degli amici. 

Se tuo figlio si sente triste e confuso, non cercare di eliminare queste sensazioni, consigliano gli piscoanalisti, piuttosto guidalo nell’attraversarle con la tua comprensione. Ascoltalo ogni volta che ne ha bisogno e cerca di sciogliere i suoi dubbi, rispettando sempre le sue scelte e la sua libertà, in modo da convalidare la sua autonomia e capacità decisionale. Vederlo arrabbiato, apatico o giù di morale non ti farà piacere, questo è normale, e anche tu avrai, di riflesso, le tue sfide da affrontare per questo. Ricordati però di accettarlo per come è in questo momento, perché anche se sta cambiando, in fondo è sempre lo stesso.  

in definitiva, il modo migliore secondo gli autori è quello di essere presenti ma non invadenti, accettare la nuova identità dei figli lasciandoli decidere liberamente così da incoraggiare lo sviluppo dell'identità, ma offrendo il proprio sostengo che non deve mai mancare se dovesse essere necessario. E lo sarà.

Advertisement