70enne cieco torna a vedere la luce grazie a una retina artificiale e super-tecnologica

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di Lorenzo Mattia Nespoli

28 Ottobre 2021

70enne cieco torna a vedere la luce grazie a una retina artificiale e super-tecnologica
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Dal buio alla luce: potremmo sintetizzare così, senza correre il rischio di esagerare, quanto è accaduto a un uomo di 70 anni in Italia, paziente oculistico del Policlinico Gemelli di Roma, dopo che è stato sottoposto a un intervento chirurgico tanto delicato quanto innovativo.

L'uomo, non vedente, era affetto da una forma acuta di retinite pigmentosa che, gradualmente, gli aveva causato l'oscuramento totale. Ora, grazie all'operazione di cui stiamo per parlarvi e alla maestria dell'equipe medica che lo ha assistito, è tornato a vedere la luce, entrando a pieno titolo nella storia per la protesi super-tecnologica che gli è stata impiantata.

via Policlinico Gemelli

ROTFLOLEB/Wikimedia - Not the actual photo

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"Un concentrato di altissima tecnologia in pochi millimetri" è la definizione che l'ospedale italiano dà alla retina artificiale NR600 impiantata con successo nel paziente 70enne. L'uomo, ormai rassegnato alla cecità, non avrebbe mai immaginato che, grazie a un intervento di appena 2 ore, sarebbe stato in grado di rivedere la luce appena sveglio dopo l'anestesia.

Un'operazione di breve durata che, tuttavia, non è stata poco delicata. Al contrario, l'equipe medica del professor Stanislao Rizzo ha dovuto porre estrema attenzione durante l'impianto. Si tratta della prima volta che un dispositivo del genere viene utilizzato in Italia, mentre è la sesta in tutto il mondo. La retina artificiale NR600 è stata sviluppata da una start-up israeliana chiamata Nano Retina, e finora i test effettuati in giro per il mondo stanno dando risultati soddisfacenti.

Si tratta di un vero e proprio gioiello di tecnologia medica, grande appena 5 millimetri di diametro per 1 di spessore (dunque all'incirca come la punta di una matita), posizionato sotto la superficie della retina e specializzato nel prendere il posto dei fotorecettori, grazie agli speciali elettrodi di cui è dotato. Per "attivarli" e dunque permettere loro di comunicare con il cervello, il paziente dovrà indossare degli occhiali specifici, e sottoporsi poi a un percorso di riabilitazione, al termine del quale potrà recuperare la vista, anche se - come specificano dall'ospedale - vedrà in modo pixelato e in bianco e nero.

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fshoq - Not the actual photo

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Dal buio totale a un risultato come questo, però, non è difficile capire quanta differenza ci sia. Sebbene la vista recuperata sia artificiale e non equivalente a quella standard, il paziente potrà avere una migliore interazione sociale e ritrovare un po' di autonomia, visto che potrà distinguere luci, ombre, movimenti e oggetti: tutti notevoli passi avanti rispetto alla cecità a cui ormai era abituato.

Quando assistiamo a esempi innovativi di tecnologia medica come questo, non possiamo che essere fiduciosi nel fatto che, di tanto in tanto, tali innovazioni riescano davvero a mettersi al servizio dei bisogni reali e pratici di tante persone che soffrono.

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