Decide di andarsene dopo aver aspettato 35 minuti per sostenere un colloquio di lavoro: il duro sfogo

di Irene Grazia Paladino

02 Aprile 2021

Decide di andarsene dopo aver aspettato 35 minuti per sostenere un colloquio di lavoro: il duro sfogo
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Chi deve sostenere un colloquio di lavoro prova spesso ansia e tensione: ci si preoccupa di apparire al meglio, di mostrare sicurezza ma non arroganza, di valorizzare i propri punti di forza e di rispondere in maniera intelligente e strategica alle domande che vengono poste dall’intervistatore. Se, certamente, il colloquio di lavoro è importante per permettere a chi rappresenta l’azienda di conoscere il candidato e di capire che dipendente potrebbe essere – sia da un punto di vista professionale che umano - è anche importante che i candidati colgano le opportunità che l’azienda può offrire, le possibilità di crescita, i valori da cui è guidata, il modo in cui tratta i dipendenti. E, proprio su quest’ultimo punto, Miguel Olave ha condiviso un messaggio molto importante.

via Miguel Olave/Linkedin

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Not the actual photo/Ben White/Unsplash

Not the actual photo/Ben White/Unsplash

Miguel racconta la sua esperienza su Linkedin: è un papà, un mental coach, un community manager e molto altro. Cercava una posizione nel settore vendite e marketing per un’azienda ed era riuscito ad ottenere un colloquio. Miguel si è presentato sul luogo dell'appuntamento in perfetto orario ma ha aspettato ben 35 minuti che qualcuno venisse a parlargli e, questa mancanza di rispetto, lo ha spinto ad andarsene senza neanche aver sostenuto il colloquio. Certamente i ritardi sono perdonabili, ma quello che Miguel non è riuscito proprio a tollerare è che il responsabile delle risorse umane gli fosse ripetutamente passato davanti senza considerarlo, senza salutarlo o scusarsi per il ritardo. Se solo avessero mostrato interesse porgendogli delle scuse o considerando la sua presenza, Miguel non si sarebbe alzato dalla sedia.

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Miguelangel Olave/Linkedin

Miguelangel Olave/Linkedin

Ma perché aspettare quando era già evidente come l’azienda non rispettasse i candidati e presumibilmente anche i dipendenti? Il suo tempo non è stato rispettato e le azioni hanno un peso più forte delle parole. Più tardi ha ricevuto una chiamata da un socio, che ha spiegato il motivo per cui erano in ritardo e Miguel ha risposto che avrebbe preferito ricevere la chiamata dal responsabile delle risorse umane. Gli utenti di Linkedin hanno appoggiato pienamente la scelta e il comportamento di Miguel: l’HR è stato poco professionale ed è riuscito a comunicare, proprio con la sua assenza, una cultura aziendale completamente sbagliata. Miguel invece, in un semplice post, è stato in grado di trasmettere un messaggio importante: non è solo l’azienda a scegliere un candidato ma è il candidato a dover anche scegliere l’azienda. Tu che avresti fatto al suo posto? Avresti aspettato o te ne saresti andato?

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