Giappone: l'acqua contaminata di Fukushima potrebbe essere sversata nell'Oceano Pacifico

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di Lorenzo Mattia Nespoli

11 Settembre 2019

Giappone: l'acqua contaminata di Fukushima potrebbe essere sversata nell'Oceano Pacifico
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Sono trascorsi più di 8 anni dal terribile terremoto e maremoto che a marzo 2011, in Giappone, causò oltre 15mila vittime accertate, più di 4000 dispersi e danni ingenti a strutture e infrastrutture in molte zone del Paese. 

Un terremoto così forte (magnitudo 9,0 Richter) non si era mai registrato nell'area giapponese e, come tanti ricorderanno, il conseguente maremoto, con onde alte fino a 40 metri, non ha risparmiato nemmeno gli impianti nucleari.

I reattori delle centrali di Fukushima Dai-Ni e Fukushima Dai-ichi, nonostante fossero stati disattivati dopo la scossa, hanno subito danni ingenti ed esplosioni. Per contenere i 200 metri cubi d'acqua giornalieri necessari a raffreddare il combustibile radioattivo, si è reso necessario installare quasi 1000 cisterne da quando si è verificato il disastro. Ora, però, è sorto un grosso problema, le cui possibili soluzioni sembrano essere tanto incerte quanto preoccupanti.

via The Guardian

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IAEA Imagebank/Flickr

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La Tepco, società energetica che gestisce il complesso nucleare di Fukushima, ha annunciato che, entro il 2022, lo spazio dove stoccare l'acqua contaminata, utilizzata appunto per raffreddare i reattori danneggiati, sarà esaurito. Attualmente, le cisterne contengono più di 1 milione di metri cubi di liquido radioattivo, e la capacità massima del sito dovrebbe essere di 1,37 milioni. Per questo la ditta, insieme al governo giapponese, sta valutando alternative e soluzioni plausibili.

Costruire altre cisterne o conservare l'acqua sotto terra sembrano ipotesi remote, visto l'enorme rischio sismico a cui il Giappone è costantemente sottoposto. Così, gli esperti sono al lavoro per valutare e analizzare tutte le opzioni disponibili. Una di esse, però, sembra essere trapelata come indiscrezione dal Ministro dell'Ambiente nipponico Yoshiaki Harada

Il membro del governo avrebbe affermato che, fra le varie ipotesi, è al vaglio anche quella di sversare l'acqua contaminata direttamente nell'Oceano Pacifico, dopo averla diluita e liberata da alcuni isotopi radioattivi dannosi, ma non da tutti.

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IAEA Imagebank/Flickr

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Una notizia del genere non poteva che suscitare scalpore e polemiche. Per associazioni ambientaliste, residenti, pescatori, ma anche per il governo della vicina Corea del Sud, la contrarietà a una prospettiva di questo tipo è totale. Ad oggi, infatti, non si dispone ancora della tecnologia necessaria per separare del tutto l'acqua da trizio, cesio e iodio, isotopi radioattivi dell'idrogeno.

Sebbene le autorità ritengano che l'acqua contaminata gettata nell'Oceano possa contenere questa sostanza in quantità trascurabili e non dannose, questo tipo di soluzione risulta tutt'altro che gradita. Il Ministro, infatti, non ha specificato modalità e quantità dello sversamento, e ciò sta causando non pochi dubbi e preoccupazioni.

Al momento, come hanno precisato altre fonti governative, si tratterebbe solo di un'ipotesi personale avanzata da Harada. Tuttavia, la mancanza di altri provvedimenti da parte della Tepco e le analisi che prevedono alti rischi per la salute umana e gli ecosistemi, non fanno ben sperare in una soluzione che riesca a non aggiungere un altro disastro ambientale a uno già avvenuto.

naturalflow/Flickr

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