Una ricerca ha scoperto il conservante che indebolisce il sistema immunitario: ecco perché dovremmo evitarlo

di Simone Fabriziani

21 Aprile 2019

Una ricerca ha scoperto il conservante che indebolisce il sistema immunitario: ecco perché dovremmo evitarlo
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Non tutto quello che mangiamo è conosciuto al nostro fegato e al nostro apparato digerente; molto spesso quando ci cibiamo di alimenti particolarmente carichi di grassi e zuccheri lavorati o comunque poco indicati per la nostra salute, non facciamo altro che indebolire progressivamente il nostro sistema immunitario e la sua capacità di rispondere adeguatamente agli attacchi dei virus influenzali.

Un recente studio scientifico ha individuato nell'additivo E319 una delle maggiori cause di questo indebolimento.

via Sci News

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Il butilidrochinone terziario o meglio conosciuto come additivo E319 è tra i conservanti alimentari più utilizzati negli Stati Uniti e in Europa; già bandito nel paese del Giappone, questo additivo è il protagonista scomodo di una recente ricerca scientifica condotta dal team dell'Università del Michigan su alcuni esemplari di topi a cui è stato somministrato lo stesso quantitativo di E319 proporzionale a quello normalmente assunto dagli esseri umani. Difatti, proprio qualche anno fa l'Efsa aveva stabilito la dose giornaliera consentita al metabolismo umano del conservante pari a 0,7 mg/kg di peso corporeo.

L'additivo E319 è infatti presente in molti alimenti che consumiamo frequentemente: oli da cucina, carne o pesce surgelato o nei cibi trasformati industrialmente come patatine, cracker e il cosiddetto "cibo spazzatura" dei fast food.

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Incorporando il butilidrochinone terziario nel cibo dei topi in una quantità paragonabile a quella consumata dall'uomo, gli scienziati del Michigan hanno rilevato una consistente diminuzione di cellule T (quelle responsabili della difesa immunitaria in casi di attacchi da parte di ceppi influenzali esterni) che ha permesso il dilagare del virus nel metabolismo dei topi da laboratorio fino a quando, fin troppo lentamente, le cellule si sono attivate per la risposta. Proprio nella fase successiva dello studio è stato difatti constatato che l'additivo rendeva difficoltoso al sistema immunitario ricordare come rispondere al virus dell'influenza, soprattutto quando il team di scienziati introduceva loro un nuovo ceppo virale.

Un risultato scientifico che potrebbe far ben sperare per il prossimo futuro, sopratutto in quelle zone del mondo in cui l'additivo E319 è ancora largamente utilizzato negli alimenti.

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