Un nuovo studio prova il legame tra virus Herpes simplex e Alzheimer

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di Claudia Melucci

26 Ottobre 2018

Un nuovo studio prova il legame tra virus Herpes simplex e Alzheimer
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La presunta relazione tra Alzheimer e virus Herpes simplex non è una novità: numerosi studi, anche datati, hanno fornito esperimenti che provano un qualche tipo di collegamento. Sebbene molti scienziati non siano convinti che si tratti di una strada valida, le ricerche volte ad approfondire la correlazione continuano e aggiungono nuovi dati.

Notevoli sono i risultati a cui è giunto uno studio effettuato sulla popolazione di Taiwan (che dispone di una banca dati molto vasta), che avvalora la tesi per cui alla base della malattia ci sia un'infezione da Herpes simplex. 

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pixabay.com

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Studi passati hanno dimostrato che il virus Herpes simplex – lo stesso che causa l'eruzione labiale – è presente in abbondanza nel cervello degli anziani; il virus costituisce una minaccia quando infetta persone predisposte geneticamente alla malattia. Altre ricerche hanno invece osservato come la presenza del virus causi una proliferazione incontrollata delle proteine beta-amiloidi, le cui placche sono tipiche dell'Alzheimer. Gli scienziati hanno ipotizzato che la presenza del virus nel cervello provochi una violenta infiammazione, alla base della malattia. 

Ora, si aggiungono nuove prove che avvalorano la tesi: la ricercatrice che ha condotto lo studio, pubblicato su una rivista specializzata sulle neuroscienze, si chiama Ruth Itzhaki ed è impegnata nello studio della correlazione Herpes simplex-Alzheimer da oltre 25 anni. 

Il nuovo studio ha osservato un gruppo di 8000 pazienti con una diagnosi di infezione dal virus Herpes simplex e un gruppo di 25.000 volontari che non avevamo mai contratto il virus: in un arco temporale lungo 10 anni, è emerso che il primo gruppo ha mostrato un rischio più alto di 2,5 volte di contrarre l'Alzheimer, rispetto ai volontari "sani", ma anche che le persone sottoposte a terapia antivirale hanno mostrato un rischio di 10 volte inferiore, rispetto alle persone "infette" non trattate.

Dallo studio di Ruth Itzhaki emergono dati che meritano attenzione: non solo avvalorano la tesi di una origine virale della malattia, che potrebbe spiegare il carattere "epidemico" che sta avendo la sua diffusione nel mondo, ma prospettano anche un possibile trattamento dell'Alzheimer, nonché una forma di prevenzione attraverso un vaccino. 

Secondo la ricercatrice, la possibilità di rendere disponibile un vaccino contro l'Herpes simplex non è da sottovalutare per contrastare la malattia, i cui numeri sono previsti in rialzo per il futuro.

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