Non è la nota di un insegnante a indebolire l'autostima, ma l'incapacità dei genitori di farsi da parte

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di Claudia Melucci

07 Maggio 2018

Non è la nota di un insegnante a indebolire l'autostima, ma l'incapacità dei genitori di farsi da parte
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La corrente generazione di genitori dimostra sempre di più di aver adottato un metodo educativo che non ha dato i risultati sperati: non stiamo facendo una banale generalizzazione, ma una discussione su una situazione generale che minaccia di 'contagiare' anche chi si sente di tirarsene fuori. I ragazzi di oggi, specialmente quelli che frequentano le scuole primarie e secondarie, non riconoscono l'autorità degli insegnanti, si comportano da grandi perché si sentono grandi: e questo essere grandi è alimentato dai genitori che non hanno il coraggio di farsi da parte. 

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Un tempo, gli insegnanti esercitavano il ruolo di genitore nel momento in cui il bambino entrava in classe, nel bene e nel 'male': ora, genitori e insegnanti sono più che mai in conflitto.

Un tempo, gli insegnanti esercitavano il ruolo di genitore nel momento in cui il bambino entrava in classe, nel bene e nel 'male': ora, genitori e insegnanti sono più che mai in conflitto.

I genitori, e di conseguenza i figli, hanno messo in discussione tutto: l'autorità degli insegnanti che un tempo permetteva loro di prendere i giusti provvedimenti nei confronti degli alunni indisciplinati e di quelli meritevoli, ormai, è vecchia storia. Si è arrivati a mettere in discussione il colore della penna con cui da decenni vengono tradizionalmente segnati gli errori sui compiti della scuola. Non è tanto il colore, quanto il gesto di segnalare un errore al proprio figlio e le conseguenze che comporta il gesto: sono molti i genitori che accusano la penna rossa di ledere l'autostima dei ragazzi, di ferirli e di farli rimanere fermi ad uno sciocco errore di ortografia o di conteggio. 

Sembra surreale, ma pare che gli ultimi che possano essere ritenuti responsabili di un errore che meriterebbe la penna rossa sono i figli, anzi i genitori: prima, i responsabili sono gli insegnanti, la cui frustrazione li porta a trovare soddisfazione nel segno rosso, o magari un compagno di classe che ha provocato una distrazione.

In questa situazione davvero paradossale è difficile ritornare sui binari della razionalità, quelli sui quali si riesce a dare il giusto peso alle cose e alle persone, alla penna rossa e ai genitori: ecco, su questi binari è facile capire come l'errore in rosso sia un modo per segnalare un errore temporaneo, che può essere eliminato del tutto con il futuro impegno, nonché un modo per stabilire i ruoli di chi è a scuola per apprendere e chi per correggere.

È facile capire come sia totalmente nocivo che un genitore prenda le parti del figlio nel momento in cui riceve una nota, perché è come rinnegare la funzione della scuola, tradendo la funzione dell'insegnante, è come avvolgere il proprio figlio in un involucro protettivo che gli impedirà di subire 'ferite', si fa per dire, che lo facciano fermare a riflettere, che gli provochino vergogna, imbarazzo, disagio e quindi il bisogno di chiedere perdono, di migliorare, di non cadere sugli stessi errori più di una volta.

No, con i genitori che proteggono i figli da tutto e tutti li si priva di tutto questo, li si priva di autostima: perché l'autostima non la si può ricevere da nessuno, né comprare da qualche parte, la si costruisce da soli, cadendo in basso e poi risalendo più in alto, soffrendo per gli errori e godendo della soddisfazione di non averli commessi mai più. 

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