Finì in carcere per difendere il diritto ad indossare i pantaloni: ecco a voi la storia di Helen Hulick

Marco Renzi image
di Marco Renzi

13 Maggio 2018

Finì in carcere per difendere il diritto ad indossare i pantaloni: ecco a voi la storia di Helen Hulick
Advertisement

Helen Hulick, maestra d'asilo di Los Angeles in California, amava indossare i pantaloni da quando aveva l'età di 15 anni. La sua vita trascorreva normalmente, e mai nessuno si interessò più di tanto al suo stile, finché non accadde un fatto curioso: Helen assistette ad una rapina e venne chiamata in tribunale come testimone.

Come era solita fare, decise di indossare dei pantaloni: mai avrebbe immaginato quello che sarebbe successo in seguito. Il giudice, un certo Arthur S. Guerin, non apprezzò che un'insegnante di 28 anni portasse quel tipo di abbigliamento, così decise di sospendere il processo per cinque giorni e ordinò alla donna di tornare indossando un "più conveniente" vestito femminile.

L'uomo non sapeva che quella maestra d'asilo non avrebbe permesso a nessuno di darle un simile ordine.

via Los Angeles Times

Advertisement
LATimes

LATimes

Helen, durante un'intervista con un giornalista di Los Angeles Time, disse: “Dite al giudice che farò valere i miei diritti. Se mi ordina di mettermi un vestito, non lo farò. Mi piacciono i pantaloni. Sono comodi.”

Così Helen, cinque giorni dopo, si ripresentò in tribunale allo stesso modo, facendo infuriare il giudice, il quale ribadì:

“L'ultima volta che si è presentata a questa corte, vestita come ora, ha attirato l’attenzione dei presenti più del procedimento in corso. Le è stato chiesto di tornare con un abito accettabile per una procedura in tribunale. Oggi è tornata indossando dei pantaloni, sfidando apertamente la corte (….). La corte le ordina di tornare domani con un abito adatto. Se insiste a indossare i pantaloni, le verrà impedito di testimoniare (…). Ma sia pronta a essere punita secondo la legge per oltraggio alla corte”

Helen rispose: Tornerò con i pantaloni, e se mi manderete in prigione, spero che ciò possa aiutare le donne a liberarle per sempre dagli ‘anti-pantalonisti’”.

Il giorno seguente tornò indossando dei pantaloni e il giudice - come promesso - la condannò a cinque giorni di carcere. Entrando in prigione, fu così costretta a togliersi i suoi abiti e indossare l’uniforme da detenuta (nella foto successiva).

Advertisement
LATimes

LATimes

Tuttavia, poche ore dopo venne rilasciata sotto tutela del suo avvocato, William Katz.

Le proteste a favore della donna furono immediate. Centinaia di lettere raggiunsero la corte, chiedendo la libertà di poter indossare qualsiasi indumento desiderasse. Helen arrivò a portare la questione in Corte d’Appello, la quale le permise di indossare quello che preferiva.

Dopo la sua vittoria personale, il 17 gennaio 1939 Helen tornò in tribunale per dare finalmente la sua testimonianza sulla rapina; forte della vittoria ormai ottenuta, decise di presentarsi indossando un abito femminile.

Questa sì che si chiama autodeterminazione!

Questa sì che si chiama autodeterminazione!

LATimes

Advertisement