Trovata una "curiosa roccia" nelle acque della Sicilia: gli archeologi svelano di cosa si tratta in realtà

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di Francesca Argentati

03 Aprile 2024

Trovata una "curiosa roccia" nelle acque della Sicilia: gli archeologi svelano di cosa si tratta in realtà
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Trovata una pietra nei fondali marini italiani dalla forma bizzarra: gli archeologi hanno spiegato di cosa si tratta in realtà e quali sono le sue origini.

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La strana roccia trovata nelle acque della Sicilia, Italia

La strana roccia trovata nelle acque della Sicilia, Italia

Soprintendenza del Mare/Facebook

Le acque dei nostri mari e oceani nascondono ancora moltissimi oggetti apparentemente misteriosi e appartenenti a un passato lontano, che hanno quindi avuto un ruolo nel corso della storia prima di finire sui fondali. Molti di questi, nel tempo, sono stati ritrovati, mentre altri continuano a giacere negli abissi ancora inesplorati.
In questo caso, la scoperta è avvenuta nel Mar Ionio, precisamente nelle acque di Vendicari, piccola isola disabitata che si trova sulla costa sud-est della Sicilia, in Italia. 

Gli archeologi hanno estratto una pietra dalla forma curiosa, che si sono resi conto non essere affatto casuale. A rendere noto il ritrovamento su Facebook è stata la Soprintendenza del Mare, organizzazione governativa siciliana che si occupa delle protezione dei reperti antichi rinvenuti nelle acque marine. Ma di cosa si tratta davvero?

 

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Elmo da battaglia quasi intatto nel Mar Ionio

Elmo da battaglia quasi intatto nel Mar Ionio

Soprintendenza del Mare/Facebook

"Recuperato nelle acque di Vendicari, nei pressi di Noto (Siracusa), a circa 5 metri di profondità, un elmo metallico praticamente intatto anche se abbondantemente rivestito di concrezioni" si legge nel post. La roccia estratta dalle acque del Mar Ionio è, quindi, in realtà parte di un'armatura: si tratta di un elmo da battaglia realizzato in metallo e quasi del tutto intatto, come hanno stabilito i ricercatori dell'Università di Napoli che hanno collaborato al ritrovamento.

Come mostrano le immagini condivise sul social, l'elmo era incastonato tra le rocce del fondale marino, tra le quali si confondeva passando quasi inosservato. Nel tempo, il cemento minerale lo ha ricoperto fino a farlo sembrare una semplice pietra, ma è molto più di questo: i funzionari hanno stimato che la sua realizzazione può essere datata tra la fine del 1400 e il 1600. "Il Soprintendente del Mare Ferdinando Maurici ha identificato il reperto come un elmo del tipo "cabasset" o "capacete" (in spagnolo e in portoghese, semplicemente “casco”, “elmo”) databile fra il tardo XV ed il XVII secolo."

Il reperto, dunque, è realizzato in stile iberico e, con ogni probabilità, è la prima volta che rivede la luce dopo diversi secoli trascorsi nel mare. Il lavoro meticoloso di Matteo Azzaro, Ispettore Onorario per i Beni Culturali Sommersi, ha permesso di estrarlo dalle acque senza danneggiarlo. Azzaro ha infatti "individuato e recuperato l'elmo nel corso di una immersione subacquea effettuata con Enzo Morra e Leopoldo Repola dell’Università di Napoli", per poi consegnarlo alla Soprintendenza del Mare.

Oltre all'elmo c'è un relitto nelle acque siciliane?

Oltre all'elmo c'è un relitto nelle acque siciliane?

Soprintendenza del Mare/Facebook

Questa tipologia di elmo "consta di coppo semisferico o ogivale con tesa più o meno inclinata lungo tutto il bordo e, nel caso specifico, bassa cresta superiore ondulata o rafforzata da sferette metalliche" descrive il contenuto condiviso dalla Soprintendenza del Mare, che aggiunge come questo casco fosse molto diffuso tra le fanterie di quel periodo e utilizzato anche dalle truppe imbarcate.

Verranno effettuate ulteriori ricognizioni subacquee nella zona del ritrovamento per cercare di scoprire se si tratta di una scoperta isolata o se possa essere collegata alla presenza di un relitto appartenente al Tardo Medioevo o a un'epoca più recente, come il primo Rinascimento. Da chiarire, dunque, se il manufatto sia finito sui fondali in seguito a un naufragio o se sia caduto erroneamente a un soldato durante la traversata: le prossime indagini nel Mar Ionio potrebbero trovare risposta a questa domanda.

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