Un gruppo di ricerca italiano ha scoperto una nuova terapia che potrebbe far evitare la chemioterapia

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di Claudia Melucci

04 Novembre 2020

Un gruppo di ricerca italiano ha scoperto una nuova terapia che potrebbe far evitare la chemioterapia
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Un'importante scoperta nei laboratori dell'IRCCS de Bellis di Castellana Grotte, in Puglia. Un gruppo di ricercatori ha individuato una potenziale terapia farmacologica che potrebbe evitare la chemioterapia a molti pazienti oncologici. Grazie a questo nuovo modo di intervento sarà possibile mirare esclusivamente le cellule malate riconducibili al tumore, invece di distruggere "a tappeto" in maniera pressoché indistinta le cellule sane da quelle cancerose – strategia messa in atto nei casi di chemioterapia.

via sciencedirect.com

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sanita.puglia.it

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Nei laboratori dell'ente di ricerca pugliese è stato scoperto il ruolo del gene SMYD3 nelle neoplasie: questo gene era già noto da tempo, perché è stato trovato in quantità notevoli nei pazienti con diversi tipi di tumore, ma la sua funzione era ignota.

I ricercatori italiani hanno scoperto che il gene è coinvolto nella riparazione del DNA delle cellule: il gene SMYD3 produce una proteina che ripara il DNA danneggiato, ma se questo meccanismo è utile in un organismo sano, in quelli colpiti da tumore contribuisce alla proliferazione del tumore stesso. Le cellule tumorali, infatti, sfruttano la proteina per difendersi dall'azione della chemioterapia.

È stato visto infatti che bloccando la proteina prodotta dal gene in questione, in alcuni casi, anche le cellule tumorali vengono eliminate: questo perché non riescono a riparare il proprio DNA danneggiato dai farmaci e muoiono. 

La scoperta è di notevole importanza anche per il numero di casi in cui può tornare utile: bisogna chiarire infatti che solo alcuni pazienti potrebbero usufruire di questa terapia inibitoria. Per ora la terapia risulterebbe utile per i tumori al colon, al seno, ovaie e pancreas, valutando di volta in volta l'efficacia sul singolo paziente.

La terapia è ancora in fase di sviluppo, ma la scoperta è molto promettente: in gioco c'è la possibilità di operare in maniera selettiva sulle cellule tumorali, garantendo quindi al paziente oncologico una terapia molto meno invasiva.

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