Un paziente è stato messo per la prima volta in animazione sospesa durante un intervento chirurgico

di Simone Fabriziani

30 Novembre 2019

Un paziente è stato messo per la prima volta in animazione sospesa durante un intervento chirurgico
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L'animazione sospesa ha permesso a molti personaggi di fantascienza di viaggiare in angoli lontani dello spazio in uno stato dormiente, venendo poi rianimati solo una volta arrivati ​​alla loro destinazione ultraterrena. Ora, questo concetto è stato testato come un modo per salvare la vita ai pazienti con trauma acuto, con almeno una paziente che è stata messo in animazione sospesa negli Stati Uniti. Quando una persona infatti subisce un grave trauma come una coltellata o una ferita da arma da fuoco, può perdere così tanto sangue che il suo cuore smette di battere rapidamente.

via New Scientist

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Come si può fare a guadagnare più tempo in sala operatoria? È qui che entra in gioco il concetto di animazione sospesa, sebbene, come ha sottolineato il professor Samuel Tisherman della School of Medicine della University of Maryland che s è occupato del primo test su un paziente, i medici stanno cercando di allontanarsi dalla nozione fantascientifica di animazione sospesa, chiamandola invece conservazione di emergenza e rianimazione (EPR).

La EPR comporta un rapido raffreddamento del corpo in modo che il cervello arrivi a una temperatura di 10-15 ° C, molto al di sotto dei 37 °C medi. Ciò viene fatto pompando il corpo pieno di acqua salata molto fredda. "Abbiamo avuto l'idea che il modo più veloce per raffreddare tutto il corpo, in particolare il cervello e il cuore, fosse solo quello di riempire il corpo con un liquido freddo e la soluzione salina è proprio ciò che usiamo", ha detto Tisherman.

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Avere il corpo molto freddo rallenta i processi corporei e le reazioni chimiche, il che significa che organi come il cervello richiedono molto meno ossigeno di quanto non farebbero altrimenti. Una volta in questo stato di raffreddamento, il paziente può essere portato in sala operatoria, dove i chirurghi hanno fino a due ore, anziché una manciata di minuti, per mettersi al lavoro e riparare il danno potenzialmente letale. Una volta completata l'operazione, il paziente viene rianimato utilizzando un bypass cardiopolmonare, una macchina che assume la funzione vicaria del cuore e dei polmoni.

La tecnica ha avuto successo in passato su animali come i maiali, ed ora il piano è di testare l'EPR su 10 pazienti. C'è da dire però che l'EPR ha i suoi svantaggi; è possibile difatti subire danni alle cellule quando il corpo viene riscaldato e viene ripristinato il flusso sanguigno; non è del tutto chiaro perché ciò accade, ma alcuni farmaci potrebbero essere in grado di contrastare gli effetti. L'obiettivo finale, secondo Tisherman e il suo team, è far sopravvivere i pazienti senza deficit neurologici significativi. 

Insomma, un bel passo avanti per la medicina e un grande obiettivo da perseguire per il futuro per la comunità scientifica.

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