Alzheimer: i ricercatori scoprono la molecola che blocca i sintomi iniziali della malattia

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di Lorenzo Mattia Nespoli

26 Novembre 2019

Alzheimer: i ricercatori scoprono la molecola che blocca i sintomi iniziali della malattia
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Il morbo di Alzheimer è una patologia neurodegenerativa che, purtroppo, ha una notevole diffusione in tutto il mondo. Le stime parlano di circa 50 milioni di persone affette da questa malattia, con una tendenza destinata ad aumentare di molto negli anni successivi. È chiaro, per questo, che la lotta all'Alzheimer è una delle principali "missioni" della ricerca scientifica.

Ogni nuova scoperta, in questo senso, accende un fondamentale barlume di speranza per chi è colpito dal morbo e per chi lo assiste. Lo studio di cui stiamo per parlarvi apre nuove, interessanti possibilità nel contrasto a questa temibile patologia.

via Cell Death and Differentiation

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US National Institute on Aging, Alzheimer's Disease Education and Referral Center/Wikimedia

US National Institute on Aging, Alzheimer's Disease Education and Referral Center/Wikimedia

Si tratta di una ricerca italiana, coordinata da Antonino CattaneoGiovanni Meli e Raffaella Scardigli della Fondazione Ebri (European Brain Research Institute) Rita Levi Montalcini, svolta in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e l'Università di Roma Tre. Un team di studiosi piuttosto allargato, dunque, che è riuscito, tramite una serie di esperimenti, a trovare una molecola che consente di ridurre i sintomi della fase iniziale dell'Alzheimer.

Semplificando, infatti, potremmo riassumere proprio così questa importante scoperta. Nello specifico, la molecola in questione, chiamata anticorpo A13, è stata introdotta all'interno delle cellule staminali del cervello di un topo affetto dal morbo, ed è riuscita a neutralizzare gli aggregati di proteine tossiche beta Amiloidi (gli A-beta oligomeri), responsabili della riduzione dei neuroni.

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Pixnio

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Così, i ricercatori hanno fatto in modo, a tutti gli effetti, che si riattivasse la nascita di nuovi neuroni, contrastando le problematiche causate dall'Alzheimer nella sua fase iniziale per l'80%. Una vera e propria cura per "ringiovanire" il cervello, dunque, che mostra quanto sia importante - e per fortuna possibile - intervenire negli stadi iniziali di un morbo di questo tipo, bloccando sul nascere effetti e problemi che, sulle prime, potrebbero anche non essere collegati all'Alzheimer.

Si tratta, per l'appunto, di monitorare i primi sintomi, ossia proprio quei processi che rallentano la nascita di nuovi neuroni nel cervello. Grazie all'anticorpo A13, gli A-beta oligomeri potranno essere neutralizzati a dovere, già dentro i neuroni, colpendo nel modo più rapido possibile l'evoluzione della patologia.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Death and Differentiation, è indubbiamente un grande passo avanti nella cura e nella prevenzione dell'Alzheimer. Non resta che augurarsi che questa scoperta possa essere presto messa a frutto per salvare quante più persone possibile da una patologia che rappresenta un problema medico enorme dei nostri tempi.

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