"Amore lontano, il mio cuore ti pensa": la lettera del 1973 di una donna analfabeta al marito emigrato

di Simone Fabriziani

27 Giugno 2020

"Amore lontano, il mio cuore ti pensa": la lettera del 1973 di una donna analfabeta al marito emigrato
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Siamo nel novembre del 1973, gli anni del boom economico in Italia sono passati da tempo e la nazione sta vivendo un periodo di grande floridezza e sviluppo in tutti i suoi settori; anche il panorama internazionale del tempo era in continua trasformazione, eppure a quanto pare alcune pratiche, alcune tradizioni e alcuni aspetti della vita del Mezzogiorno italiano sembravo non cambiare mai, nonostante il progresso del Nord. Una preziosa testimonianza è quella di una lettere scritta da una donna analfabeta al marito emigrato.

via Il Post

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Gesualdo Bufalino/Amazon

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Una lettera che arriva dal passato (precisamente dal 2 novembre 1973) e che è stata recuperata dallo scrittore Gesualdo Bufalino, personalità letteraria di Comiso, in provincia di Ragusa. La lettera apparteneva ad una donna siciliana analfabeta che stava scrivendo al marito emigrato in Germania; non sapendo scrivere e non conoscendo l'uso dell'alfabeto italiano, la povera donna ha realizzato un carteggio fatto di immagini e disegni stilizzati.

Ognuno di questi disegni rappresentava alcune vicende che erano accadute all'autrice, comunicando con il marito lontano in questo modo, senza rivolgersi ad un intermediario a pagamento che avrebbe potuto redigere la lettere in lingua italiana per lei.

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Gesualdo Bufalino/Amazon

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Grazie alla preziosa traduzione in lingua italiana che Gesualdo Bufalino ha improntato nel suo libro "La luce e il lutto", si possono cercare di interpretare i pittogrammi improvvisati dalla donna siciliana e capire cosa stava cercando di raccontare al marito lontano. Questa è l'interpretazione di Bufalino:

"Amore mio caro, il mio cuore è trafitto dal tuo pensiero lontano, e ti tendo le braccia insieme ai tre figli. Tutti in buona salute, io e i due grandicelli, indisposto, ma non gravemente, il piccino. La precedente lettera che t’ho spedito non ha ricevuto risposta e ne soffro. Tua madre, colpita da un male, si trova in ospedale, dove mi reco a trovarla. Non temere che ci vada a mani vuote; né sola, dando esca a malelingue: m’accompagna il figlio mezzano, mentre il maggiore rimane a guardare il minore. Il nostro poderetto, ho provveduto che fosse arato e seminato. Ai due “giornalieri” ho dato 150.000 lire. Si son fatte le elezioni per il Comune. Ho votato Democrazia Cristiana, come il parroco m’ha suggerito. Per la Falce e Martello la sconfitta è stata grande: come fossero morti, in un cataletto.

Ma che vincano gli uni o gli altri, è tutt’una. Nulla cambia per noi poveretti: abbiamo zappato ieri, zapperemo ancora domani. Molte ulive quest’anno, dai nostri ulivi. L’uomo e i due ragazzi che ho assunto, l’uno per bacchiarle, gli altri per raccoglierle a terra, mi sono costati 27.000 lire. Altre 12.000 lire le ho spese per il frantoio. Ne ho ricavato tant’olio da riempire una giara grande e una piccola. Posso ricavarne il prezzo corrente che è di 1.300 lire al litro.

Amore lontano, il mio cuore ti pensa. Ora, soprattutto, che viene Natale e vorrei essere insieme a te, cuore a cuore. Un abbraccio, dunque, da me e dai tre figliolini. Arrivederci, amore caro, il mio cuore è tuo e ti sono fedele, unita a te come i nostri due anelli."

Uno sprazzo di una vita, di una società, e di un'Italia ce forse non c'è più e che grazie alla traduzione letteraria di Bufalino, che aveva avuto il carteggio dal farmacista di paese, torna prepotentemente in vita.

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