Australia: in assenza di turisti, i sub piantano coralli per ripopolare la Grande Barriera Corallina

di Simone Fabriziani

29 Aprile 2020

Australia: in assenza di turisti, i sub piantano coralli per ripopolare la Grande Barriera Corallina
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Quando i turisti non ci sono, la Natura si riprende i propri spazi. Una delle pochissime conseguenze positive della pandemia causata dal dilagare del Coronavirus in tutto il mondo. Una situazione drammatica che ha colpito duramente anche l'Australia, un continente che conserva una delle strutture naturali più importanti che esistano sul pianeta Terra: la Grande Barriera Corallina, da decenni ormai in lento declino. Proprio in assenza temporanea di turisti ed attività umana, alcuni sub professionisti stanno cercando di fare la differenza.

via Green Matters

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Passions of Paradise, società di tour per immersioni a conduzione familiare, è una di queste aziende che spera di nutrire e curare l'ambiente delle coste piantando coralli sulla Grande Barriera Corallina al largo delle coste australiane, che si sta degradando negli ultimi anni a causa del devastante impatto delle attività umane.

Scott Garden, CEO di Passions of Paradise, ha dichiarato che la compagnia di ecoturismo ha donato un catamarano multiscafo avanzato, Passions III , nonché carburante e volontari al Coral Nurture Program, avviato dall'industria del turismo e dalla comunità scientifica australiana per riportare in vita la Grande Barriera Corallina.

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La grande barriera corallina comprende circa 2.900 scogliere e 900 isole ed ospita un'incredibile varietà di pesci, gamberi e altre innumerevol varietà sottomarine.

Negli ultimi anni, le barriere coralline morte sono diventate uno dei più grandi orrori derivanti dall'impatto delle attività economiche umane, con migliaia di ecosistemi corallini trasformati in cimiteri sbiancati a causa dell'impatto devastante dell'oceano con il riscaldamento rapido delle temperature, l'innalzamento del livello del mare, l'inquinamento, e la pesca eccessiva.

L'imbianchimento e l'eventuale morte della Grande Barriera Corallina non solo significherebbe la condanna per la vita oceanica, ma sarebbe anche il chiodo finale nella bara del redditizio settore dell'ecoturismo australiano il cui “prodotto” essenziale è l'ambiente stesso. Ora, in questo momento di pausa temporanea ed indefinita del turismo di massa e delle attività umane in campo marino, è giusto che Passions of Paradise si occupi di questo coraggioso tentativo di salvare questo ecosistema di straordinaria importanza.

Se non adesso, mai più.

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