L'ONU chiede la chiusura totale dei "wet market" in cui si vendono animali selvatici, per evitare future pandemie

di Simone Fabriziani

07 Aprile 2020

L'ONU chiede la chiusura totale dei "wet market" in cui si vendono animali selvatici, per evitare future pandemie
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Nonostante non sia stato ancora confermato, sembra che la pandemia globale causata dalla diffusione del Sars-Cov-2, ceppo del nuovo Coronavirus, sia nata nei cosiddetti "mercati umidi" della città di Wuhan, ovvero quei mercati (tipici della tradizione cinese) dove è frequente vedere venduti animali selvatici, come ad esempio rane, serpenti, pipistrelli e pangolini. E forse potrebbe essere stato proprio il "salto" di specie da pipistrello o pangolino all'uomo ad aver dato inizio alla terribile pandemia.

via The Guardian

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Lok Yung Tsui/Flickr

Lok Yung Tsui/Flickr

Adesso, è l'ONU a chiedere il divieto assoluto in tutto il mondo di apertura di mercati di vendita di animali selvatici, proprio come quei "wet market" da dove sembra sia nata la nuova epidemia. A scagliarsi con voce forte contro l'apertura di tali mercati è stata Elizabeth Maruma Mrema, responsabile ad interim della convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità.

La Mrema ha affermato che i Paesi di tutto il mondo, per evitare future pandemie, dovrebbero vietare i mercati dove si vendono animali, vivi o morti, destinati al consumo umano.

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Un monito internazionale che adesso più che mai sembra risuonare molto forte a livello globale, visto che nelle settimane dell'epidemia in casa propria, la Cina aveva emanato un divieto temporaneo ai mercati di fauna selvatica, ma tale divieto non è stato ancora reso permanente. Che ci voglia il "rimprovero" dell'ONU a farli tornare sui propri passi?

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