La storia di Marion Pritchard, l'eroina che salvò 150 bambini ebrei spacciandoli per figli propri

di Giuseppe Varriale

07 Luglio 2019

La storia di Marion Pritchard, l'eroina che salvò 150 bambini ebrei spacciandoli per figli propri
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La Shoah (in ebraico "catastrofe") rappresenta il periodo più oscuro del Novecento. Sei milioni di ebrei persero la vita solo perché appartenenti ad un'etnia diversa da quella ritenuta più "pura". Il periodo compreso tra il 1933 e il 1945 è stato colmo di storie drammatiche.

Eppure, proprio per questo, è anche il momento della storia in cui è possibile trovare delle incredibili figure eroiche. Come Marion van Binsbergen, che salvò 150 bambini dalla morte. Vediamo qual è stata la sua storia e perché questa donna ha lasciato un segno indelebile negli anni a venire.

via The New York Times

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United States Holocaust Memorial Museum

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Marion nacque nel 1920 ad Amsterdam e crebbe in una famiglia e in una città connotate dall'integrazione sociale. Studiò, ad esempio, in una scuola in cui la percentuale di persone ebree era molto alta. Purtroppo, quando la Germania nazista occupò i Paesi Bassi, nel maggio del 1940, le cose cambiarono: Adolf Hitler impose le leggi razziali anche in questo paese.

La vita non fu più la stessa anche per la giovane Marion. Una sera del 1941, mentre era in giro con alcuni amici, la donna venne arrestata dai tedeschi per aver violato il coprifuoco. La situazione si complicò quando i nazisti scoprirono che i ragazzi arrestati erano i traduttori di alcune informazioni divulgate dalla BBC. Marion si dichiarò estranea ai fatti, ma venne lo stesso imprigionata per 7 mesi.

Ma l'evento più traumatico doveva ancora arrivare. Nella primavera del 1942, Marion assistette ad una retata dell'esercito tedesco in un orfanotrofio. La donna rimase sconvolta dalla violenza con cui i nazisti caricavano i bambini ebrei sui carri che avrebbero dovuto portarli nei campi di concentramento. I bambini venivano presi per i capelli, maltrattati, spinti o letteralmente lanciati sui carri.

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United States Holocaust Memorial Museum

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Da quel momento, Marion decise che avrebbe fatto di tutto per salvare le persone perseguitate. Iniziò a collaborare con la resistenza olandese portando cibo, vestiti e documenti falsi a chi voleva lasciare il Paese. Ma, soprattutto, salvò oltre 150 bambini spacciandoli per figli propri.

L'aiuto più grande Marion lo diede alla famiglia di Fred Polak, ricercatore e filosofo olandese. Marion aiutò Polak e i suoi tre figli a nascondersi presso alcuni amici a Huizen (vicino Amsterdam). Nel 1944 la casa venne ispezionata da un collaborazionista olandese. L'uomo irruppe nell'abitazione, ma non trovò nessuno. Il collaborazionista, però, decise di tornare dopo mezz'ora, sicuro che in questo modo avrebbe colto di sorpresa gli ebrei nascosti.

United States Holocaust Memorial Museum

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Fu proprio così. L'uomo tornò e scoprì la famiglia Polak. C'era ben poco da fare, l'uomo e i suoi tre figli sarebbero stati deportati. Marion, tuttavia, non si tirò indietro: prese una pistola e sparò al collaborazionista.

Dopo la fine del conflitto, la donna lavorò nelle Nazioni Unite per il soccorso e la riabilitazione nei campi per sfollati, in Germania. Qui incontrò e sposò Anton Pritchard, il capo di uno dei campi in cui lavorava. I due si trasferirono a New York nel 1947, dove Marion aiutò le famiglie di rifugiati ebrei.

Nel 1981 la donna ricevette l’onorificenza di "Giusto tra le nazioni", il più alto riconoscimento per i non-ebrei che hanno agito a rischio della propria vita per salvare chi era perseguitato dai nazisti. Una storia toccante ed esemplare. Ancora una volta, figure come quella di Marion dimostrano che anche nei tempi più bui si può essere eroici.

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