C'è un'evidenza sempre maggiore che il Parkinson NON si origini dal cervello

di Giuseppe Varriale

04 Aprile 2019

C'è un'evidenza sempre maggiore che il Parkinson NON si origini dal cervello
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Papa Giovanni Paolo II, Muhammad Ali, Davies Phinney, Michael J. Fox, sono tutti uomini famosi. Purtroppo, questa non è l'unica cosa che li accomuna. A renderli vicini tra loro è un male noto come morbo di Parkinson. Il parkinson è una malattia neurodegenerativa che causa la morte delle cellule che producono la dopamina, un neurotrasmettitore che svolge un ruolo importante in molte funzioni cerebrali come comportamento, cognizione, movimento volontario, motivazione.

Ad oggi, il parkinson è incurabile: i farmaci utilizzati si limitano a combattere i sintomi della malattia. Le cause del male sono state oscure per molti anni, ma una nuova ricerca ha permesso di intravedere uno spiraglio di speranza.

via Neurology.org

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Internet Archive Book Images/Flickr CC BY 2.0

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Uno studio del 2017, condotto da Bojing Liu, ricercatore del Karolinska Institutet di Stoccolma, ha suggerito che il Parkinson non nasca nel cervello, ma si irradi dall’intestino e che mostri i suoi sintomi anni prima. I ricercatori hanno scoperto che coloro che avevano subito una vagotomia – ossia un intervento di rimozione del nervo vago, un nervo che collega l’intestino al cervello – erano meno predisposti a sviluppare il morbo di coloro che non avevano subito l’intervento.

Lo studio ha esaminato i registri nazionali svedesi, per confrontare i dati di coloro che avevano avuto una vagotomia con quelli di chi non aveva subito alcun intervento e hanno notato che, dei 9.430 pazienti che avevano avuto una vagotomia, solo 19 (0,78%) avevano sviluppato il Parkinson dopo una vagotomia tronculare (ossia completa), mentre 60 (1,08%) erano coloro che avevano sviluppato la malattia dopo una vagotomia selettiva. Per quanto concerne il gruppo di coloro che non avevano subito alcun intervento, su 377.200 persone analizzate, a 3.932 (1,15%) era stata diagnosticata la malattia.

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Pixabay

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Questo ha portato Liu e il suo entourage a collegare la malattia di Parkinson all’intestino. Lo studio sembra, tra l’altro, confermare anche altri dati empirici precedentemente sottolineati come la constatazione che chi ha il Parkinson è spesso affetto da disfunzioni dell’apparato digerente (soprattutto stipsi).

La ricerca svedese ribadisce i risultati raggiunti dagli studi precedenti sull’argomento. Ad esempio, nel 2016, un test sui topi aveva mostrato dei collegamenti tra le infezioni batteriche intestinali e il morbo di Parkinson e, nel 2017, uno studio statunitense aveva scoperto che vi sono differenze tra i batteri intestinali presenti nell’organismo di un uomo sano e quelli che invece vivono nel corpo di un uomo affetto dal morbo.

Liu ha però voluto sottolineare che il Parkinson è una malattia multifattoriale e che, per combatterla, bisognerebbe scoprire tutte le sue cause. Ad ogni modo, la ricerca ci avvicina di un altro passo alla scoperta dell’origine del Parkinson e ci permette di sperare in un futuro più libero da questo nefasto morbo.

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