Gli altri ci apprezzano più di quanto crediamo, lo dice la scienza

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di Claudia Melucci

22 Gennaio 2019

Gli altri ci apprezzano più di quanto crediamo, lo dice la scienza
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È un aspetto comune ad una grande varietà di persone, timide e non: dopo una conversazione con qualcuno, ce ne andiamo sempre con il sentore di aver fatto una pessima impressione, rimuginando sul fatto che avremmo potuto non parlare di questo o di quell'altro, e che sarà solo per colpa nostra se quella persona non si farà più viva o se avrà una cattiva idea di noi.

Quanto c'è di vero in questi pensieri molto frequenti? Secondo gli psicologi ben poco, a causa dell'"effetto riflettore".

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pixabay.com

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Ho parlato troppo. O troppo poco. O troppo velocemente. Non dovevo affrontare quel discorso. Avrei fatto meglio a chiuderla prima. Quante volte vi capita di uscire da un incontro ed essere dispiaciuti del fatto di aver fatto sicuramente una pessima impressione?

Secondo gli psicologi siete troppo duri con voi stessi. Molto probabilmente la persona con cui avete parlato non sarà della vostra stessa idea su come sia andata la conversazione. In psicologia si parla di una "lacuna di apprezzamento", che sta ad indicare proprio la differente percezione che abbiamo sull'impressione che abbiamo fatto. 

La lacuna di apprezzamento è molto più pronunciata nelle persone timide e insicure, ma si verifica anche a chi non è particolarmente timoroso. Secondo gli esperti, il problema che sta alla base della tendenza a sottostimare se stessi agli occhi degli altri è il cosiddetto effetto riflettore: quello che facciamo è sopravvalutare la misura in cui gli altri fanno attenzione a noi, soprattutto alle nostre debolezze. È questo meccanismo che ci porta ad essere troppo severi con noi stessi.

Pensiamo che le persone avranno un ricordo molto vivido della conversazione e che per questo sarà facile loro giudicarci negativamente. In realtà questo accade molto meno di quanto pensiamo. 

Prendere coscienza dell'"effetto riflettore" ci dà modo di vivere con più serenità le conversazioni e gli incontri, tendendo in considerazione il fatto che molto probabilmente anche il nostro interlocutore sarà trappola di un simile meccanismo auto-critico!

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