Il disturbo dell'accumulo compulsivo è molto comune: spesso è legato a tratti specifici della personalità

di Laura Gagliardi

30 Dicembre 2018

Il disturbo dell'accumulo compulsivo è molto comune: spesso è legato a tratti specifici della personalità
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Capita a tutti di non riuscire a buttar via qualche oggetto, magari perché un ricordo del passato ci lega ad esso, oppure perché "non si sa mai che possa tornare utile in futuro".

Quando però accumulare cose inutili diventa un bisogno ossessivo e gli oggetti di cui non riusciamo a disfarci finiscono per invadere stanze o case intere, siamo chiaramente di fronte ad un disturbo mentale.

Più precisamente parliamo di disposofobia, una forma di accaparramento compulsivo. Vediamo cos'è e come curarla.

via psicoadvisor.com

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Donald Trung Quoc Don/wikimedia

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Letteralmente, disposofobia significa "paura di buttare", ovvero di disfarsi degli oggetti di qualsiasi tipo. Alla base di un tale comportamento compulsivo vi sono una profonda insicurezza e la paura di cambiare, che porta ad attaccarsi agli oggetti quasi fossero ancore nel mare in tempesta. In generale una personalità disposofobica può presentare:

  • una bassa considerazione di sé, se non una totale disistima;
  • tratti perfezionistici, ansiosi, paranoici;
  • un umore depresso
  • un'educazione familiare attenta allo spreco, o all'ordine/disordine

Diversamente da chi soffre di disturbi ossessivi compulsivi, il disposofobico entra in ansia quando si vuol buttare via qualcosa di suo – ovvero non vi è uno stato di continua  tensione da dover controllare attraverso l'accumulo seriale. Il soggetto che ne soffre non si rende conto del proprio disturbo.

Nei casi gravi può però diventare pericoloso per chi ne soffre o coloro che gli stanno intorno, perché possono determinare situazioni anche igieniche invivibili. 

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Shadwwulf/wikimedia

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La persona affetta da disposofobia accumula oggetti sia per le sensazioni positive che ne ricava – la gioia e l'orgoglio del possesso –, sia in altri casi per alcune emozioni negative che lo spingono a conservare – tristezza, ansia, paura, colpa, vergogna. In generale si accumulano oggetti per:

  • possesso: il bene assume un valore strumentale, sentimentale, identitario, estetico;
  • vulnerabilità: gli oggetti trasmettono sicurezza;
  • responsabilità: per non sprecare o per cogliere un'opportunità;
  • memoria: i beni permettono di ricordare eventi o persone;
  • controllo degli oggetti.

Stroz/wikimedia

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La buona notizia è che dalla disposofobia si può guarire. Se il disturbo è legato alla nostalgia del passato, non c'è da preoccuparsi troppo, ma è comunque bene intervenire nelle fasi iniziali dell'accumulazione, per evitare che la situazione peggiori.

Sarebbe utile che i familiari e gli amici aiutassero la persona a disfarsi degli oggetti e ad ordinare la casa; tuttavia bisogna usare cautela, ed eventualmente far seguire il disposofobico da uno psicoterapeuta, in modo da portare alla luce e curare le cause profonde di un simile disturbo.

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