L'imprenditrice felice: "Ai miei dipendenti non chiedo i curriculum: ma di essere brave persone"

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di Claudia Melucci

16 Marzo 2017

L'imprenditrice felice: "Ai miei dipendenti non chiedo i curriculum: ma di essere brave persone"
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Chi sta cercando di introdursi nel mondo del lavoro sta prendendo atto di come questo si sia fatto cinico nei confronti delle persone che si presentano ai colloqui: poco altro viene chiesto oltre al curriculum e una lettera di referenze, quando invece ci sarebbe da conoscere molto di più la persona che si presenta all'appuntamento. Alcune aziende si sono già rese conto che il cartaceo spesso non rispecchia il valore del lavoratore e che quindi è necessario dare più importanza alla personalità nella scelta dei curricula. 

La storia che vi riportiamo vede come protagonista Meritxell Costa, giovane imprenditrice che ai suoi dipendenti non ha mai chiesto il curriculum

via lavanguardia.com

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L'imprenditrice felice: "Ai miei dipendenti non chiedo i curriculum: ma di essere brave persone" - 1

La giovane imprenditrice ha fatto del "circondarsi di persone felici" una filosofia di vita prima di una strategia lavorativa da cui trarre benefici economici. Proprio per questo ideale ha lasciato un posto di lavoro stabile e ben retribuito all'età di 22 anni, perché non si sentiva a suo agio. 

Solo rendendosi una persona felice ha potuto seguire i suoi sogni e diventare una donna di successo: oggi, a 33 anni, è la fondatrice di un'azienda di marketing e comunicazione che porta il suo nome. Tiene anche lezioni universitarie durante le quali racconta ai futuri lavoratori la sua esperienza e i suoi ideali. 

"Ai miei dipendenti non chiedo il curriculum, ma di essere brave persone", afferma. Le aziende non hanno bisogno di infinite referenze, ma prima di tutto di persone serie che abbiano voglia di abbracciare un obiettivo comune.

Meritxell Costa si rivolge così a coloro che cercano lavoro e che si stanno costruendo un percorso:

Un curriculum non dice nulla, parla solo di cose oggettive: ma non hanno altrettanta importanza quelle soggettive? Quello che piace fare ad una persona, il modo in cui si approccia ad un problema e come gestisce lo stress.

Le persone che fanno parte della mia azienda le conosco bene, anche se non ho mai visto un loro curriculum: so che sono persone affidabili, che svolgono il lavoro con passione e che sono in grado di portare avanti l'azienda in caso di una mia assenza. La società appartiene a tutti, non è solo mia. 

Io cresco insieme ai miei dipendenti: non ci sono orari, ognuno sa come gestire le proprie giornate. Il riposo è propedeutico per il giorno successivo. In compenso in ufficio c'è sempre cioccolata e caffè caldo

Al lavoro è importante essere felici: ci si passa gran parte della giornata e deve essere confortevole, anche per quanto riguarda gli indumenti che si indossano. 

A chi ha deciso di cambiare lavoro consiglio di riflettere sulle ragioni e sui passaggi da fare: l'ego, lo stipendio e i contrasti con il capo non sono dei buoni motivi, lo è invece l'opportunità di crescita. Se in un'azienda si sente di non poter crescere ulteriormente, non ha più senso continuare a lavorare in quel posto.

Per essere un lavoratore felice bisogna partecipare attivamente al lavoro e alla vita aziendale, avere un costante spirito di iniziativa. 

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