Fu sovrana d'Egitto ben prima di Cleopatra, ma se non la conosci una spiegazione c'è

di Giulia Bertoni

04 Agosto 2016

Fu sovrana d'Egitto ben prima di Cleopatra, ma se non la conosci una spiegazione c'è
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Probabilmente la notorietà di un personaggio come Cleopatra ha fatto sì che altre figure femminili che hanno regnato sul grande Impero egizio siano passate inosservate, perlomeno fra i non esperti in materia. Tuttavia fra di esse ce ne fu una che finì per essere dimenticata per un motivo ben specifico e che, fra l'altro, fu l'unica a regnare con i poteri di un faraone e non come semplice reggente. Il suo nome era Hatshepsut, visse fra il 1507 e il 1458 a.C. e divenne il quinto faraone della XVIII dinastia egizia. Scopriamone insieme l'affascinante storia.

Immagini: Brooklyn Museum

via history.com

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Primogenita del faraone Thutmose I e dalla sua prima moglie Ahmes, dopo la morte del padre la principessa Hatshepsut sposò il figlio che egli ebbe con la seconda moglie.

Primogenita del faraone Thutmose I e dalla sua prima moglie Ahmes, dopo la morte del padre la principessa Hatshepsut sposò il figlio che egli ebbe con la seconda moglie.

Dall'unione con Thutmose II, nacque una sola figlia, Neferure, che non aveva il diritto di regnare. Dopo solo due anni di matrimonio il consorte e futuro faraone morì e così il legittimo principe ereditario divenne il figlio che Thutmose II aveva avuto da una concubina.

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Thutmose III, però, era solo un bambino e così Hatshepsut divenne la reggente. Dopo sette anni, però, essa fece qualcosa di inaspettato: assunse i pieni poteri di un faraone e si pose alla guida dell'Impero come co-regnante.

Thutmose III, però, era solo un bambino e così Hatshepsut divenne la reggente. Dopo sette anni, però, essa fece qualcosa di inaspettato: assunse i pieni poteri di un faraone e si pose alla guida dell'Impero come co-regnante.

Sebbene inizialmente gli egittologi pensavano che si fosse trattato di semplice sete di potere, ricerche più recenti suggeriscono che la mossa possa essersi resa necessaria in una fase di grave crisi politica, come la minaccia di assalto al trono da parte di un ramo della famiglia vicino alla legittima discendenza.

Regnando col nome di Maaktare Hatshepsut, pare che questa sovrana abbia esteso i commerci dell'Impero e supervisionato ambiziosi progetti architettonici fra cui il tempio funerario di Deir el-Bahri.

Regnando col nome di Maaktare Hatshepsut, pare che questa sovrana abbia esteso i commerci dell'Impero e supervisionato ambiziosi progetti architettonici fra cui il tempio funerario di Deir el-Bahri.

Questo grande complesso di templi funerari situato vicino alla città di Luxor include il luogo di sepoltura di Thutmose III e di Hatshepsut stessa. Il suo tempio, in particolare, è quello più grande e meglio conservato.

Fino al XIX secolo l'esistenza di questa sovrana era rimasta sconosciuta: consapevole delle minacce a cui era sottoposta in quanto donna, Hatshepsut ordinò la completa ricostruzione della sua immagine pubblica.

Fino al XIX secolo l'esistenza di questa sovrana era rimasta sconosciuta: consapevole delle minacce a cui era sottoposta in quanto donna, Hatshepsut ordinò la completa ricostruzione della sua immagine pubblica.

Su suo ordine, infatti, molte delle statue che la raffiguravano venivano realizzate con le sembianze di un uomo, barba e muscoli inclusi.

Inoltre circa vent'anni dopo la sua morte, in concomitanza con la fine del regno del figliastro Thutmose III, molte delle statue e degli affreschi che la raffiguravano vennero distrutti o sfigurati.

Inoltre circa vent'anni dopo la sua morte, in concomitanza con la fine del regno del figliastro Thutmose III, molte delle statue e degli affreschi che la raffiguravano vennero distrutti o sfigurati.

Anche i cartigli che si riferivano a Hatshepsut furono rimossi dalle pareti. I motivi di questa rimozione dai resoconti storici non sono ancora del tutto chiari; ad ogni modo si pensa che sia stato dovuto a un mix di necessità fra cui la volontà di ciascun faraone di crearsi un'immagine che prevalesse sui predecessori e quella di riutilizzare i materiali usati per l'iconografia della sovrana per quelli che vissero dopo di lei.

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