Uomo cieco riesce a vedere dopo 40 anni grazie a un'iniezione di proteine fotosensibili

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di Lorenzo Mattia Nespoli

26 Maggio 2021

Uomo cieco riesce a vedere dopo 40 anni grazie a un'iniezione di proteine fotosensibili
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Riacquistare la vista dopo 40 anni di cecità: riuscite a immaginare cosa significhi? È proprio quello che è successo all'uomo di 58 anni protagonista del primo test clinico di successo che, grazie all'optogenetica, ha fatto sì che una persona potesse tornare a vedere dopo anni e anni, seppur con i dovuti aiuti.

Uno studio, con relativa sperimentazione, che sta facendo parlare molto di sé poiché ha mostrato al mondo l'applicazione pratica e di successo di una tecnica innovativa. Per questo, merita di essere approfondito e sicuramente pone le basi per un futuro in cui certi obiettivi medici ritenuti "impossibili" saranno sempre più realizzabili.

via Nature

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Nature

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La ricerca, e il relativo test, sono stati condotti dalla società GenSight Biologics, che ha sede a Parigi. Per sperimentarne l'efficacia, sono stati selezionati pazienti affetti da retinite pigmentosa, una malattia degenerativa che gradualmente colpisce le cellule dei fotorecettori dell'occhio, fondamentali per la vista. Questi elementi, infatti, rilevano la luce e inviano segnali alla retina e dunque al cervello.

È in questo processo che si inserisce la terapia optogenetica di GenSight. Saltando i fotorecettori danneggiati, fornisce una vera e propria "iniezione" di proteine sensibili alla luce che vanno ad agire direttamente nella retina, e che dunque fanno le veci degli elementi compromessi per rilevare luce e immagini.

Con l'aiuto di appositi occhiali, l'uomo 58enne in questione è riuscito a decifrare le immagini, i riflessi e i cambi di luce intorno a sé. Le proteine, attivate e in sintonia con retina e cervello, hanno dunque funzionato. Per scorgere e interpretare correttamente quanto aveva davanti, il paziente ha avuto bisogno di qualche mese di "allenamento", per abituarsi a quello che stava accadendo.

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ROTFLOLEB/Wikimedia

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Finché, incredibilmente, è riuscito a distinguere immagini ad alto contrasto, oggetti su un tavolo e strisce bianche su fondo scuro. Stando a ciò che hanno verificato gli scienziati, il suo cervello ha reagito agli stimoli proprio come se avesse avuto una vista normale. Passo dopo passo, e con l'aiuto degli occhiali progettati specificamente per questo scopo, l'uomo e altri pazienti stanno recuperando la vista, abituandosi sempre di più alle proteine fotosensibili.

"È un grande passo - ha detto John Flannery, neurobiologo dell'Università della California Berkeley - la cosa più importante è che sembra sicuro e permanente, il che è davvero incoraggiante". Certo, la vista ottenuta nei pazienti con l'aiuto di queste proteine non sarà mai buona e precisa come quella naturale, ma è sicuramente incredibile che si possa recuperare in soggetti che, altrimenti, non vedrebbero nulla.

Non è un caso se molte aziende del settore e società farmaceutiche si stanno muovendo per sviluppare e perfezionare sempre di più la tecnica optogenetica. Gli studi, in questo senso, si susseguono, e l'auspicio è quello che tali ricerche possano condurre a risultati concreti e positivi per molte persone affette da patologie invalidanti.

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