Caravaggio: come riusciva a creare la famosa luce che caratterizza le sue opere?

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di Lorenzo Mattia Nespoli

24 Aprile 2021

Caravaggio: come riusciva a creare la famosa luce che caratterizza le sue opere?
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Chi ha avuto la fortuna di ammirare un'opera del Caravaggio sa bene che si tratta di un'esperienza unica, sorprendente e disarmante allo stesso tempo, in grado di entrare nella mente e di rimanere impressa per molto, molto tempo.

Una figura unica, quella di Michelangelo Merisi, non solo dal punto di vista pittorico, ma anche per le vicissitudini della sua vita, che lo portarono attraverso esperienze complesse e travagliate, in un susseguirsi di eventi che sembra la trama di un romanzo d'avventura. Non è un caso, allora, se lo stile di questo immenso artista, vissuto tra il 1571 e il 1610, sia così particolare, riconoscibile, intimo e drammatico. Con un elemento che, in ogni sua opera, salta subito all'occhio e domina le scene: la luce. Le tecniche usate da Caravaggio hanno letteralmente scritto la storia, e ancora oggi sono affascinanti e curiose da conoscere.

via Max Planck Research

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Michelangelo Merisi da Caravaggio, Boy with a Basket of Fruit/Wikimedia Commons

Michelangelo Merisi da Caravaggio, Boy with a Basket of Fruit/Wikimedia Commons

Se, guardando un'opera caravaggesca, avete avuto l'impressione che i personaggi "uscissero" dal buio e venissero definiti dalla luce stessa, avete capito di cosa stiamo parlando. L'artista riusciva a creare un effetto teatrale che oggi farebbe invidia a qualsiasi regista, scenografo o direttore della fotografia, su un set cinematografico o su un palcoscenico.

Caravaggio ci racconta le sue storie attraverso luce e contrasti. Illuminazione e buio non sono due elementi contrapposti, ma due facce della stessa medaglia: l'una utile per l'altro, e viceversa. Il fondo scurissimo esalta ciò che la luce ha investito, e a sua volta la parte illuminata è disarmante nella sua chiarezza, ci colpisce perché mette in mostra ogni dettaglio, ogni espressione, ogni sfumatura dei protagonisti.

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Michelangelo Merisi da Caravaggio, The Conversion of Saint Paul/Wikimedia Commons

Michelangelo Merisi da Caravaggio, The Conversion of Saint Paul/Wikimedia Commons

Se tuttavia oggi è possibile ricreare questi effetti con l'ausilio di tecnologia e strumenti sofisticati, viene da chiedersi come facesse, all'epoca, Caravaggio a ottenerli. La risposta è tanto semplice quanto affascinante: creava nel suo studio, con le sue stesse mani, le scene che più si addicevano a questo stile unico. Il pittore studiava e misurava le fonti di luce, che spesso provenivano da finestre in alto, oppure da lumi e torce, come se fossero riflettori su un palco, puntati sui soggetti da immortalare. E, come sostengono diversi studi ed elementi delle sue opere, sembra che anche Caravaggio facesse uso della camera oscura e di specchi.

Michelangelo Merisi da Caravaggio, The Calling of Saint Matthew/Wikimedia Commons

Michelangelo Merisi da Caravaggio, The Calling of Saint Matthew/Wikimedia Commons

L'effetto finale? Spettacolare, drammatico e simbolico. Pensate ad esempio a un'opera come "La Vocazione di San Matteo". Il fascio di luce che proviene da destra è a dir poco metaforico: si tratta della luce divina, che illumina i volti dei protagonisti e lascia quasi invisibile tutto il resto. Insomma: una tecnica che ci sembra quantomai appropriato definire spettacolare, nel senso letterale e pratico del termine, e che riflette appieno anche il travaglio interiore del pittore.

Ottavio Leoni, Portrait of Michelangelo Merisi da Caravaggio/Wikimedia Commons

Ottavio Leoni, Portrait of Michelangelo Merisi da Caravaggio/Wikimedia Commons

Caravaggio fu regista, sceneggiatore, scenografo ed esecutore di scene che hanno giocato con la luce come mai nessuno prima di lui aveva osato. Davvero un innovatore dei suoi tempi, che non ci finirà mai di stupirci.

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