Il lockdown mondiale fa diminuire l'inquinamento acustico sottomarino: le balene tornano a "parlarsi"
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Ormai lo abbiamo imparato bene: il lockdown da Coronavirus e la conseguente assenza degli uomini dai luoghi dove abitualmente svolgevano le loro attività ha consentito alla natura di "risvegliarsi" e di espandersi come mai si era visto negli ultimi anni.
Uomini in casa non significa solo natura meno "invasa", ma anche ambiente più silenzioso. Proprio così: l'inquinamento acustico è un problema ambientale proprio come lo smog causato da scarichi e fumi nocivi, e come tale non andrebbe mai sottovalutato. Ora, con i mezzi di trasporto per lo più fermi, è tutto più silenzioso: del resto, basta affacciarsi alla finestra di casa per notarlo. Ma a essere più tranquillo è anche il mare, dove i rumori emessi dalle imbarcazioni sono drasticamente diminuiti, consentendo alle creature che lo popolano di tirare un sospiro di sollievo e tornare a "parlare" fra di loro.
via The Guardian
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Publicdomainpictures - foto di archivio
È noto che l'inquinamento acustico sottomarino sia un aspetto dannoso soprattutto per balene, delfini e altri mammiferi acquatici. L'uomo non inquina solo sopra la superficie terrestre, ma anche sotto le profondità del mare, mettendo a serio rischio le capacità di orientarsi e la serenità di tanti animali che ci vivono.
Gli scienziati che monitorano costantemente i segnali sonori provenienti dalle profondità marine hanno registrato un forte calo dei suoni a bassa frequenza emessi dalle navi, a partire da gennaio 2020. Non è una coincidenza se ciò si è verificato proprio da quando le attività in tutto il mondo sono state ridotte a causa della pandemia Covid-19, e il traffico marittimo si è ridotto. Gli stessi ricercatori hanno fatto notare come le balene e gli altri mammiferi acquatici, grazie a ciò, siano meno "stressati" e riescano a comunicare in modo migliore fra loro.
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Da più parti nel mondo, gli esperti sono concordi nel definire quello che stiamo vivendo un momento "irripetibile", un'occasione più unica che rara per "ascoltare" il silenzio e la vera essenza della natura, sentendocene parte integrante e non padroni. Riguardo alle balene, studi già pubblicati hanno confermato che il rumore sottomarino provocato dall'uomo ha portato i cetacei a condizioni di stress cronico: un'intera generazione di questi animali non ha mai conosciuto la piena tranquillità sott'acqua.
L'opportunità di poter studiare i comportamenti e le comunicazioni fra balene, ora, è unica. È noto che le interazioni fra loro sono minori in presenza di barche e navi. Dalla gravità della crisi dovuta al Coronavirus, dunque, possono e devono scaturire importanti riflessioni su quanto forte e dannoso sia il nostro impatto sulla natura. Argomenti su cui è giusto ragionare, per cercare di migliorare la salute dell'unico ambiente che ci ospita.