Durante la peste del 1666 il villaggio di Eyam si mise in quarantena da solo, salvando la vita di molte persone

Lorenzo Mattia Nespoli image
di Lorenzo Mattia Nespoli

25 Marzo 2020

Durante la peste del 1666 il villaggio di Eyam si mise in quarantena da solo, salvando la vita di molte persone
Advertisement

Ci sono storie che non sono mai completamente concluse nel passato, e che a volte fanno sentire la loro voce fino ai giorni nostri, regalandoci insegnamenti ed esempi da cui è facile trarre spunti per il presente che viviamo.

Un presente, quello che l'umanità sta attraversando, non certo privo di difficoltà, specie per il diffondersi della pandemia da Coronavirus. Un problema mondiale, che ricorda i violenti contagi con cui l'uomo, nella sua storia sulla Terra, ha già avuto a che fare in passato. Quarantena, isolamento, permanenza a casa, infatti, non sono concetti nuovi. Lo dimostra la storia di un piccolo villaggio dell'Inghilterra, non lontano da Sheffield che, durante la Grande Peste del 1665-66, seppe dare a tutti un grande esempio di intelligenza e lungimiranza.

via The Guardian

Advertisement
It's No Game/Flickr

It's No Game/Flickr

Stiamo parlando di Eyam, un paesino sperduto nelle campagne inglesi che fu in grado di capire per tempo la portata dell'epidemia che da Londra si stava diffondendo rapidamente in tutto il Paese, mettendosi preventivamente in quarantena da solo.

Tutto cominciò da una stoffa arrivata da Londra per cucire degli abiti da festa. I parassiti della peste, purtroppo, già erano sul tessuto e non ci volle molto prima che, arrivato a Eyam, portasse la peste uccidendo per primo l'assistente del sarto nel settembre 1665. Nel giro di pochi mesi il paesino, che contava poche centinaia di abitanti, registrò decine di contagiati e vittime.

Advertisement
geograph.org.uk

geograph.org.uk

Quando arrivarono primavera ed estate del 1666, la situazione era critica, tanto da spingere diverse persone a pensare di fuggire dal villaggio per non contrarre la tremenda malattia. Fu a quel punto che il reverendo Mompesson e il suo predecessore Stanley capirono che ogni eventuale fuga non avrebbe fatto altro che diffondere la peste in tutte le zone circostanti. Così, resero operative una serie di misure volte a contenere il contagio: mantenimento della distanza tra le persone e cerimonie religiose all'aperto, fra tutte.

Finché, spinti dall'aggravarsi della situazione, non arrivarono a mettere l'intero paesino in quarantena, proclamando il divieto di entrata e di uscita dal borgo. Le provviste sarebbero state portate dall'esterno, e lasciate immediatamente fuori dall'abitato. Ancora oggi, le cosiddette "pietre di confine" sono lì a ricordare quali fossero i margini di Eyam, confini oltre i quali non si poteva passare.

Smb1001/Wikimedia

Smb1001/Wikimedia

Nei mesi di quarantena non mancò chi tentò di fuggire dal paese, anche se la maggior parte dei suoi abitanti accettò di buon grado l'isolamento. Sebbene la peste continuasse a mietere vittime, non mancarono i sopravvissuti, stimati per circa la metà della popolazione di Eyam. Fra chi visse l'isolamento nel paesino inglese, ci furono storie tragiche e commoventi, come quella di due ragazzi innamorati che ogni sera si davano appuntamento da lontano solo per guardarsi, senza dirsi nulla, soli con la forza del loro sentimento. 

Le vicende di Eyam, del suo isolamento in quarantena e delle fughe che avrebbero diffuso la peste, suonano oggi quantomai familiari. Nella situazione in cui si trova quasi tutto il mondo a causa del Coronavirus, la storia di questo villaggio inglese ci ricorda quanto sia importante proteggersi, anche a costo di vivere qualche sacrificio transitorio.

Advertisement