Questa scienziata ha prodotto un sacchetto dal succo di fico d'India: si dissolve in una settimana

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di Lorenzo Mattia Nespoli

03 Settembre 2019

Questa scienziata ha prodotto un sacchetto dal succo di fico d'India: si dissolve in una settimana
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In un ambiente sempre più sopraffatto e danneggiato dagli effetti dell'inquinamento plastico, non è scorretto dire che ogni piccola cosa aiuta.

Evitare di comprare o utilizzare un oggetto di plastica in più, fare attenzione a non produrne troppa, scegliere bene ciò che usiamo e avere cura di smaltirlo nel modo giusto: sono tutte "piccolezze", è vero, ma solo in apparenza. Si tratta davvero di piccoli-grandi gesti che non ci sconvolgeranno la vita, ma aiuteranno il Pianeta a risollevarsi.

Così, anche i tecnici e gli "addetti ai lavori" cercano di proporre, ogni giorno di più, soluzioni che sfruttino sempre meno risorse dannose per gli ecosistemi, specie quando vanno smaltite. È il caso di Sandra Pascoe Ortiz, docente di ingegneria chimica dell'Università messicana Valle di Atemajac, che ha ideato un materiale biodegradabile partendo da una "fonte" davvero originale e naturale. Vediamo di cosa si tratta.

via Forbes

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La base scelta per la speciale "plastica" biodegradabile dall'ingegnere messicana è stata il succo di fico d'India. Proprio così: per un prodotto amico dell'ambiente, si è partiti da un "ingrediente" 100% green. Il frutto, del resto, è molto diffuso in Messico, dove abbondano le piante cactacee. 

E, proprio dalle loro foglie, si estrae il succo che poi farà da base per lo speciale materiale ideato dalla Ortiz. Una volta sottoposto ai dovuti trattamenti e alle necessarie trasformazioni, il risultato sarà un'ottima e sostenibile alternativa alla plastica per realizzare sacchetti di varie forme, colori e spessori, in grado di dissolversi nel giro di una settimana in acqua, e di un mese a terra.

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Tempi ben diversi da quelli che richiede un sacchetto di plastica "standard", che può impiegare fino a un secolo per scomparire del tutto. Non solo: le materie plastiche tradizionali sono prodotte utilizzando fonti non rinnovabili come il petrolio e, se ingerite da pesci e animali acquatici, risultano particolarmente dannose.

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Questo nuovo materiale messicano, invece, non crea nessun problema se viene inghiottito dagli animali, e potrebbe rappresentare un traguardo davvero importante nella salvaguardia degli ecosistemi.

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Come spesso accade in soluzioni green simili a questa, una sua diffusione su larga scala è quanto mai auspicabile, alla luce della sofferenza e delle condizioni critiche che interessano sempre di più le risorse acquatiche del nostro Pianeta. Problemi che non sono affatto lontani da noi, e su cui tutti possiamo darci da fare.

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