In Italia scompaiono gli artigiani: solo nei primi 6 mesi del 2019 chiudono 6.500 botteghe

di Marta Mastrogiovanni

19 Agosto 2019

In Italia scompaiono gli artigiani: solo nei primi 6 mesi del 2019 chiudono 6.500 botteghe

Che con l'arte e l'artigianato non ci si pagano le bollette, non è più soltanto un modo di dire ma una triste realtà. In Italia ormai le botteghe chiudono, svuotando i centri storici e le periferie ― un vuoto che influisce sull'economia del paese e che impatta persino dal punto di vista sociale. La recessione, per gli artigiani, è già iniziata da 10 anni, ma i dati raccolti quest'anno, solo nei primi 6 mesi, non fanno presagire un'inversione di tendenza, purtroppo.

via Italpress

Pixnio

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L'analisi effettuata dalla Cgia di Mestre, mostra come, nei soli primi 6 mesi del 2019, sono scomparsi 6.500 esercizi. A pesare in maniera così gravosa sull'operato degli artigiani, secondo la Cgia, sono soprattutto lo spettro degli eccessivi aumenti dell'Iva, il calo dei consumi, le tasse che non scendono, l'impennata degli affitti e l'accesso al credito che rimane difficoltoso. Di tutte le regione d'Italia, soltanto il Trentino sembra resistere all'ondata negativa e travolgente che sta costringendo tante aziende a chiudere i battenti. I risultati più preoccupanti si sono registrati in Emilia Romagna (-761), in Sicilia (-700) e in Veneto (-629)  è la «moria» delle aziende artigiane, che dura ormai da 10 anni: tra il 2009 e il 2018, infatti, il numero complessivo è sceso di quasi 165.600 unità.

Pxhere

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Un'altra causa dell'impennata è senza dubbio anche la carenza di personale: per far sì che questo tipo di attività decollino come un tempo, è necessario rivalutare l'importanza del lavoro manuale. Negli ultimi 40 anni, purtroppo, c'è stata una tremenda svalutazione culturale, che ha dipinto il mondo dell'artigianato come un qualcosa di vecchio e desueto, destinato a declinare definitivamente nel giro di poco tempo. Invece, bisognerebbe investire denaro e risorse, anche nell'orientamento scolastico, rimettendo in gioco progetti formativi che avvicinino i ragazzi ai lavori manuali più richiesti come quello del carpentiere, del fresatore, del verniciatore ecc.. L'istituto professionale deve essere una valida opzione, nel momento in cui lo studente decide il proprio percorso di vita, e non deve essere percepita come una scuola "di serie B".

Certamente non bisogna ignorare il progresso: colui che riuscirà a vincere la sfida, sarà in grado di rilanciare "i vecchi saperi" assieme al supporto che la tecnologia oggi offre.