L'eccidio di Katyn: quando il regime di Stalin massacrò 22.000 persone e riuscì a dare la colpa ai Nazisti

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di Marco Renzi

03 Agosto 2019

L'eccidio di Katyn: quando il regime di Stalin massacrò 22.000 persone e riuscì a dare la colpa ai Nazisti
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La Seconda Guerra Mondiale è stata uno degli eventi più complessi ed atroci che abbiano segnato la storia del Vecchio Continente, di cui ancora oggi milioni di persone pagano le conseguenze in termini di perdite umane e devastazione. Molte sono le pagine buie, che non si è riusciti a risolvere del tutto, mentre altre con il tempo e le indagini hanno trovato una spiegazione.

Una di queste ultime è rappresentata dal massacro di Katyn: un eccidio di proporzioni bibliche di cui si è parlato sempre troppo poco.

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Unknown/ Wikimedia

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Nel 1940, all'interno della foresta di Katyn, persero la vita 22.000 polacchi, tra ufficiali e cittadini, per mano delle forze dell'Armata Rossa. Il massacro fu inizialmente attribuito ai nazisti, grazie ad una serie di false testimonianze durante i processi di Norimberga.

 

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Molte delle vittime erano guide, gendarmi, poliziotti, soldati, ufficiali e cittadini che erano stati fatti prigionieri quando i tedeschi e i sovietici avevano sconfitto la Polonia nel 1939 ed erano poi stati inviati in vari campi di detenzione. Così, l'anno successivo, l'Unione Sovietica decise di servirsi di loro per dare una stoccata alla Polonia appena asservita indebolendola ulteriormente. In Polonia vigeva infatti la regola che ogni laureato dovesse divenire ufficiale, perciò eliminare gli ufficiali equivaleva ad eliminare la classe dirigente e più colta della società. A riprova delle intenzioni di questo atto vi è il fatto che Stalin ordinò anche la deportazione in Siberia e Kazakhstan delle famiglie degli ufficiali stessi, sbarazzandosi così anche della generazione successiva di intellettuali e benestanti.

Il tutto, benché deciso dall'Unione Sovietica, venne portato avanti di comune accordo con la Germania Nazista: le due potenze infatti, anche se ideologicamente opposte, rimasero alleate fino a 1941 grazie al Patto Molotov-Ribbentrop, che prevedeva appunto la spartizione della Polonia e dei Paesi Baltici.

German official photographer

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Il massacro fu scoperto nel 1943 e comprensibilmente determinò la rottura di ogni collaborazione diplomatica tra il governo polacco (in esilio a Londra) e l'URSS. Quest'ultima però riuscì per decenni a depistare le indagini negando fermamente le accuse ed attribuendo la responsabilità al regime di Hitler.

Solo nel 1990 si arrivò finalmente alla verità, e la Russia riconobbe all'Nkvd, il commissariato per gli affari interni, ogni responsabilità nell'ordinare il massacro di Katyn e nel tentare di insabbiarlo negli anni successivi.

Jake/Flickr

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L'ammissione del massacro rappresentò un ulteriore svolta nella comprensione del regime staliniano, anch'esso caratterizzato da fortissime pulsioni repressive e da un carattere imperialistico. Nonostante le ammissioni, ancora oggi la Polonia attende i documenti ufficiali del massacro, compreso l'ordine di esecuzione, che le fonti dicono portare la firma di Stalin stesso.

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