Ecco come i cambiamenti climatici causarono la fine del primo impero del mondo

di Alberto Ragazzini

15 Gennaio 2019

Ecco come i cambiamenti climatici causarono la fine del primo impero del mondo
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Potrebbero essere stati i cambiamenti climatici la principale causa del crollo del primo impero conosciuto al mondo. La chiave di questa teoria fino ad oggi smentita è stata trovata nella grotta di Gol-e-Zard ai piedi del monte Damavand, che con i suoi 5610 metri domina il paesaggio dell'Iran settentrionale. Nelle stalattiti e stalagmiti analizzate all'interno della grotta sarebbe dunque nascosto il segreto della prematura e repentina scomparsa del fiorente impero accadico

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Ninara/Flickr

Ninara/Flickr

Il primo impero della storia fu fondato nelle regioni mesopotamiche circa 4300 anni fa, alla guida del sovrano Sargon di Akkad che riunì alcune città stato indipendenti formando così il regno di Akkad. L'estensione dell'impero accadico comprendeva le zone tra i due fiumi Tigri ed Eufrate, tra il sud dell'odierno Iraq, Siria e Turchia. I territori erano caratterizzati da climi diversi: a nord i terreni erano fertili e dipendevano dalle piogge frequenti, mentre verso sud le pianure erano di natura alluvionale. 

L'impero era quasi totalmente dipendente dalla produzione agricola delle terre del nord, che riuscivano a soddisfare il fabbisogno di tutto l'esercito e buona parte della popolazione. Inspiegabilmente questa prosperità cessò circa un secolo dopo la sua formazione causando migrazioni di massa verso altri territori, conflitti e il definitivo crollo dell'impero accadico. Anche se in uno scritto dell'epoca chiamato la "Maledizione di Akkab" viene narrato di un periodo di turbolenze climatiche con carenza di acqua e cibo, gli studiosi sono stati fino ad oggi ancora incerti  sui motivi che hanno portato a questa caduta. 

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Sémhur/Wikipedia

Sémhur/Wikipedia

Uno dei principali punti di vista sulla questione è quello dell'archeologo di Yale, Harvey Weiss, che ha da sempre attribuito ad un improvviso cambiamento climatico nelle regioni fertili dell'impero, la causa scatenante di questo prematuro crollo. A seguito della siccità avvenuta circa 4200 anni fa, le zone furono infatti abbandonate dalla popolazione e i terreni fertili divennero distese di sabbia battute dal vento. Anche se questa ipotesi è stata smentita più volte dalla comunità scientifica, i nuovi rilevamenti fatti sulle stalagmiti in Iran sembrano aver riaperto il caso.

Iraqi Directorate General of Antiquities/Wikimedia

Iraqi Directorate General of Antiquities/Wikimedia

Anche se distante centinaia di chilometri dall'ipotetico luogo dove sarebbe dovuta sorgere la capitale Akkad, la grotta di Gol- e-Zard è direttamente sottovento, il che vuol dire che viene colpita da un grande quantitativo di polvere e sabbia. Le stalagmiti hanno la fortuna di poter essere datate con precisione e il quantitativo di magnesio (contenuto in abbondanza nella sabbia di queste zone) presente sulle formazioni  ha permesso di individuare almeno due periodi di grande siccità tra il 4510 e il 4260, età che coincide con la caduta dell'impero accadico e di cui è con ogni probabilità almeno in parte responsabile. I conflitti e le migrazioni della popolazione fecero il resto, segnando una volta per tutte la fine di questo impero fino a quel momento così fiorente!

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