L'isola dei cannibali di Nazino: una pagina terribile e poco nota nella storia dell'Unione Sovietica

di Alessandro Lolli

21 Luglio 2018

L'isola dei cannibali di Nazino: una pagina terribile e poco nota nella storia dell'Unione Sovietica

Quando si parla di "orrori del totalitarismo", bisognerebbe prendere l'espressione molto letteralmente. Oltre alle storie di "ordinaria" repressione che conosciamo, dagli abissi del Novecento emergono vicende che non sfigurerebbero in un film dell'orrore.

Una di queste è il cosiddetto "Affare Nazino", sicuramente uno dei momenti più bui dell'Unione Sovietica, una tragedia completamente priva di ogni compassione umana.

AllThings Creepy/Youtube

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La vicenda si inserisce all'interno delle deportazioni di massa verso la Siberia che caratterizzarono il regime stalinista. Negli anni trenta era stata fondata la GULAG, la polizia speciale incaricata di rastrellare tutti i nemici di classe, cioè i borghesi e i possidenti terrieri, ma anche criminali comuni e dissidenti politici, per deportarli nei campi di lavoro in una delle regioni più fredde del paese, come fossero dei "coloni". Coloni trattati col pugno duro dalle guardie di regime, malnutriti e malvestiti.

Wikimedia

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Nella primavera del 1933, il campo di internamento di Tomsk, nella Siberia Occidentale, era praticamente al collasso: 25.000 prigionieri contro i 15.000 previsti. La soluzione delle autorità fu peggiore del problema. Non si sa quale fosse l'intenzione dietro la folle decisione presa dagli ufficiali della GULAG, fatto sta che imbarcarono circa seimila persone nella vicina isola di Nazino, un posto minuscolo e freddissimo.

NordNordWest/Wikipedia

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Oltre duecento prigionieri morirono di fame e di stenti prima di raggiungere l'isola e forse fu coloro cui andò meglio. Sull'isola, le guardie sparavano a chiunque provasse a scappare o disobbedisse agli ordini e i prigionieri venivano sfamati con pochissimo pane o addirittura semplice farina.

Presto si scatenarono guerre interne tra deportati che si rubavano le poche cose di valore a vicenda. Vere e proprie bande facevano il bello e il cattivo tempo, arrivando a torturare e uccidere gli altri prigionieri, e ovviamente anche a cibarsene. Girano molte storie che raccontano nel dettaglio le crudeltà subite dalle soggettività più fragili ed è difficile ormai distinguere tra verità e leggenda.

2il org/Flickr

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La situazione si prolungò per tre mesi prima che le autorità centrali vi misero fine, riportando nel continente i superstiti e infine condannando i responsabili di quel delirio. A Nazino persero la vita quattromila uomini, in modi orrendi.

La piena verità su quei giorni è stata desecretata solo con la glasnost e la caduta dell'Unione Sovietica.