Ostetricia del '700: ecco il curioso strumento con cui si insegnavano le tecniche di parto

di Laura Gagliardi

20 Maggio 2018

Ostetricia del '700: ecco il curioso strumento con cui si insegnavano le tecniche di parto
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Più che di una scoperta, si può parlare di una "riscoperta". È quanto avvenuto a Bologna, nel dipartimento dell'Istituto di Medicina legale dell'Alma Mater, tra le più antiche università d'Europa; qui, il professore di storia della medicina Stefano Arieti e la professoressa di medicina legale Susi Pelotti hanno rispolverato un bizzarro marchingegno rimasto per anni nascosto in una teca. Una volta trasferita allo Sma, il Sistema museale di Ateneo, i tecnici ne hanno svelato il mistero: si tratta di una "macchina da parto" in cuoio di origine settecentesca, che riproduce il ventre ed il bacino femminili ed è dotata di due bambole della misura di un feto medio di 9 mesi.

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Gli studi

Gli studi

Il coordinatore tecnico Sma, Annalisa Managlia, presenta nelle foto lo strano congegno, tuttora in fase di studio. "È già stata eseguita una tac al Sant’Orsola per capire di che materiale siano fatti e stiamo facendo ricerche tra gli archivi dell’Alma Mater per datare con esattezza lo strumento e comprendere quando sia entrato a far parte degli strumenti universitari", afferma la studiosa. 

Il dispositivo è probabilmente appartenuto alla collezione della scuola delle scienze del ginecologo Giovanni Antonio Galli, situata nel museo di Palazzo Poggi, dove non a caso è collocato un altro tipo di macchina da parto.

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I bambolotti

I bambolotti

I due modellini di feto sono riprodotti nelle parti essenziali, al fine di spiegare nel dettaglio a futuri medici ed ostetriche la dinamica del parto, e le migliori manovre per aiutare la partoriente. Entrambi i bambolotti, infatti, sono provvisti di cordone ombelicale e placenta, e su uno di essi è stata riprodotta la fontanella cranica, oltreché il cavo orale.

La storia

La storia

Questo modello da parto, pur singolare ai nostri occhi, non è tuttavia un caso isolato: nel museo di storia della medicina "Flaubert" situato a Rouen, in Francia, vi sarebbero due macchine piuttosto simili progettate dalla francese Angèlique Du Coudray, una delle prime donne laureate in Chirurgia nella storia dell'umanità. Nata nel 1715, a seguito dei brillanti studi nel Collège di Chirurgia di Parigi Madame Du Coudray divenne un'esperta delle tecniche di parto; un sapere che decise di racchiudere in un libro, poi divenuto celebre, da condividere con il mondo, "Abrégé de l’Art des Accouchements". Un mondo che all'epoca era essenzialmente rurale ed analfabeta: per questa ragione, e su incarico di re Luigi XV, Madame Du Coudray e i suoi assistenti si recarono nelle campagne ad istruire la popolazione sulle tecniche del parto. Fu allora che la macchina in questione venne ideata e realizzata:un modello portatile, in cuoio, che, aperto all'altezza dell'utero ed equipaggiato di feti, cordone e placenta, agevolasse le spiegazioni.

Il futuro

Il futuro

Il modello di macchina da parto trovato a Bologna sarà adesso sottoposto ad un attento restauro presso l’Opificio delle pietre dure di Firenze, prima di poter essere trasferito - si spera in autunno - nella sua destinazione finale, la sala di ostetricia del museo di Palazzo Poggi. Parallelamente, sono stati presi contatti con gli studiosi del museo "Flaubert" a Rouen, per approfondire la conoscenza di quest'utile marchingegno didattico.

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