Crisi migratoria: l'errore che portò Roma al collasso da cui dobbiamo imparare più di qualcosa

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di Claudia Melucci

14 Aprile 2017

Crisi migratoria: l'errore che portò Roma al collasso da cui dobbiamo imparare più di qualcosa
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Si dice che la storia sia ciclica, che gli eventi si ripetano costantemente nell'arco di un secolo: si dice anche che bisogna imparare dagli errori. Mettendo insieme questi due elementi si giunge alla conclusione che dovremmo leggere con più attenzione i fatti storici per prevedere quelli del futuro e soprattutto per affrontarli con la giusta preparazione. È per questo motivo che vi proponiamo l'episodio che molti storici considerano responsabile di aver portato l'Impero Romano alla fine dei suoi giorni. Tutto iniziò con un flusso migratorio imponente, gestito nel peggiore dei modi... Vi ricorda qualcosa? 

via qz.com

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La cattiva gestione dei migranti portò alla fine dell'Impero Romano con la Battaglia di Adrianopoli.

La cattiva gestione dei migranti portò alla fine dell'Impero Romano con la Battaglia di Adrianopoli.

Nel 376 d.C gli Unni, un popolo stanziatosi nel territorio compreso tra l'odierna Germania e le steppe dell'Asia centrale, iniziarono ad invadere le città dei Goti dell'attuale Europa orientale. Quest'ultimi decisero allora di lasciare la terra d'origine e trovare scampo dalla violenza del popolo unno nei pressi degli insediamenti romani, gli stessi in cui risiedeva l'Imperatore Flavio Giulio Valente. I Goti chiesero asilo in Tracia, dopo aver risalito il Danubio con imbarcazioni di fortuna.

I romani si comportarono come fecero altre volte in passato con popoli stranieri: iniziarono immediatamente il processo di romanizzazione per evitare contrasti interni. Ai Goti venne offerta la cittadinanza romana in cambio di servizio militare nell'Esercito, sempre più a corto di uomini. Come segno di riconoscenza e di fratellanza, il re goto si convertì perfino al cristianesimo. 

Tutto sembrava procedere per il meglio fino a quando gli immigrati non versarono in uno stato di profonda povertà, a causa di un'improvvisa modifica dei patti. Per i Goti infatti erano stati previsti dall'Imperatore degli aiuti in termini di provviste e indumenti, per aiutarli ad integrarsi più velocemente possibile al resto della comunità. Tuttavia i soldati dell'esercito romano si rivelarono corrotti, e si impadronirono dei beni per poi rivenderli privatamente. La miseria dei Goti arrivò a tal punto che furono costretti a vendere i propri figli come schiavi e mangiare carne di cane. 

La disparità tra romani ed immigrati portò ad un progressivo inasprimento dei rapporti: quest'ultimi venivano sempre più emarginati ed esclusi da ogni tipo di attività, contrariamente da quanto era stato stabilito al momento della richiesta di asilo. 

Le tensioni portarono alla scoppio di una violenta battaglia il 9 agosto del 378 d.C, al termine della quale non solo l'Impero Romano vide perdere il possesso sul titolo di vincitore ma dovette accettare senza possibilità di ribattere l'instaurarsi di una comunità straniera indipendente all'interno del suo territorio.

Da questa vicenda storica possiamo trarre diversi spunti di riflessione per i fatti che oggi accadono: è possibile constatare come la strada dell'esclusione e del rifiuto non porti affatto ud una situazione di convivenza pacifica. Purtroppo sono già emerse vicende di dirottamento di finanziamenti destinati ai migranti e scongiuriamo un esito simile a quello che ha portato alla fine dell'Impero Romano.  

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