Perché vendicarsi a volte ci fa sentire così bene? La scienza lo spiega

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di Francesca Argentati

23 Maggio 2024

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Vale la pena vendicarsi di un torto subito? La risposta è di certo soggettiva, ma gli psicologi hanno voluto esplorare questo comportamento umano per scoprire di più al riguardo.

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Viene giudicata la vendetta o il piacere di vendicarsi?

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La vendetta non è di certo tra quei comportamenti umani considerati più lodevoli, eppure per molti rappresenta una forte tentazione. Subire un torto, per di più ingiustamente, può scatenare un legittimo desiderio di rivalsa, anche se metterlo in pratica pone di fronte a dubbi di natura morale. Farsi "giustizia" oppure lasciar correre, dimostrandosi superiori benché si abbia la possibilità di vendicarsi?

Nel pensiero comune, la vendetta è qualcosa di sbagliato. Tuttavia, nella pratica, sembra non essere così: molti applaudono coloro che reagiscono allo sgarbo o all'offesa ricevuta, anche se dipende molto dal modo in cui si decide di restituire l'affronto. Il team di ricerca di Karolina Dyduch-Hazar, professoresa della Julius-Maximilians-Universität di Würzburg , Germaniam e del dottor Mario Gollwitzer della Ludwig-Maximilians-Universität München, Germania, hanno voluto vederci chiaro: a essere biasimata è la vendetta in sé e per sé, oppure il piacere emotivo che deriva dal metterla in pratica?

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Il giudizio sociale sulla vendetta: l'indagine

I ricercatori hanno svolto quattro indagini al riguardo, tre delle quali hanno coinvolto gruppi di studenti universitari polacchi, mentre nella quarta sono stati scelti degli adulti americani. I partecipanti hanno dovuto figurarsi come vendicatori ipotetici, ma anche come semplici spettatori di una vendetta. Stando ai risultati emersi, gli autori hanno riferito che, a livello sociale, coloro che scelgono di vendicarsi potrebbero essere appoggiati e approvati, ma sono comunque biasimati rispetto alle persone che scelgono di evitare la vendetta.

Ai partecipanti dello studio è stato chiesto di valutare situazioni immaginarie in cui le persone che mettevano in atto la vendetta provavano soddisfazione nel farlo. Questi vendicatori di fantasia sono stati descritti come competenti, abili ed efficienti. Queste stesse qualità non sono state riconosciute, invece, alle persone immaginarie che si erano vendicate provando però un profondo senso di colpa. E nemmeno a coloro che, nella situazione irreale, avevano scelto di rinunciare alla vendetta. Secondo i ricercatori, questo curioso riconoscimento è, nel caso specifico, dovuto al fatto che i vendicatori orgogliosi della propria rivalsa sono stati visti come capaci di raggiungere un obiettivo.

I risultati del sondaggio sulla vendetta

Primo piano di un gorilla con sguardo vendicativo

rawpixel.com

Tuttavia, se i vendicatori immaginari godevano della propria vendetta, i partecipanti del sondaggio non hanno esitato a definirli dotati di uno scarso senso della morale. "Provare piacere dopo essersi vendicati potrebbe segnalare che la motivazione originale non era quella di insegnare all'autore del reato una lezione morale, ma piuttosto di sentirsi bene, un motivo egocentrico e moralmente discutibile" hanno spiegato gli autori.

Inoltre, è emersa una divergenza davanti alla stessa situazione immaginaria, dovuta alla diversa posizione dei partecipanti: attori e osservatori. Quando un soggetto assumeva il ruolo di vendicatore, si autogiudicava meno morale rispetto a un altro partecipante che si vendicava. Non solo: lo riteneva anche più bravo nel vendicarsi. Questo, secondo gli scienziati, smentisce le precedenti teorie per le quali, quando giudichiamo altre persone, valutiamo le loro azioni da una prospettiva morale, mentre i giudizi personali si basano sull'essere competenti. Inoltre, gli autori hanno notato che la sensazione di benessere, rispetto a quella di malessere, derivante dalla vendetta, non incideva sulla scelta di perseguirla. La maggior parte dei partecipanti, tuttavia, ha dichiarato di preferire la strada della rinuncia: scelta che non è apparsa collegata al timore delle conseguenze o dei giudizi altrui.

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