Chi crede nelle teorie del complotto può cambiare idea? Un nuovo studio ha trovato la risposta

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di Francesca Argentati

23 Febbraio 2024

Chi crede nelle teorie del complotto può cambiare idea? Un nuovo studio ha trovato la risposta
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Un nuovo studio si è concentrato sulla frequenza con cui le persone che credono nelle teorie del complotto tendono a cambiare idea: vediamo insieme cosa raccontano i dati emersi da questa indagine.

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Teoria del complotto: si può cambiare idea?

Teoria del complotto: si può cambiare idea?

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La scienza si è a lungo interrogata sul perché alcune persone credono alle teorie del complotto, sebbene molte di esse non siano supportate da prove evidenti. In qualche caso, tuttavia, i sospetti si sono rivelati fondati, ma altri sono stati respinti con forza dalla comunità scientifica: nonostante questo, sono comunque supportati dalle convinzioni di diversi individui. Ad approfondire la questione e orientarsi su un aspetto specifico, ovvero con quale frequenza queste stesse persone sono portate a cambiare idea, sono stati i ricercatori e psicologi John Kerr dell'Università di Otago, Mathew Marques dell'Università di La Trobee e Williams della Massey University.

Psicologi ed esperti non sono ancora riusciti a spiegarsi del tutto perché le teorie del complotto senza fondamenta concrete e comprovate attirino il favore di diverse persone e numerosi studi si sono concentrati su questo fenomeno. Questo approfondimento si interroga su un aspetto specifico: le persone cambiano idea facilmente al riguardo o portano avanti le proprie convinzioni con tenacia?

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I dati emersi dal sondaggio sulle teorie del complotto

I dati emersi dal sondaggio sulle teorie del complotto

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Per trovare una risposta, gli autori dello studio hanno condotto un sondaggio longitudinale, coinvolgendo 498 australiani e neozelandesi. Nel periodo compreso tra marzo e settembre 2021, è stato eseguito un sondaggio mensile relativo a dodici teorie del complotto. I partecipanti dovevano indicare il grado di accordo o disaccordo verso ognuna.

Le presunte cospirazioni si riferivano a teorie riguardanti eventi in corso o accaduti dal Duemila in poi. Stando ai dati raccolti, la maggior parte dei partecipanti non credeva a queste teorie, mentre la più quotata era relativa alle industrie farmaceutiche, con un 18% che le ritiene colpevoli di non divulgare la scoperta di importanti medicinali in virtù del proprio profitto. Tuttavia, i ricercatori non hanno rinvenuto prove a sostegno di un crescente aumento nel tempo del numero di persone che credono alle teorie del complotto.

Le convinzioni sulle cospirazioni in pochi casi possono cambiare

Le convinzioni sulle cospirazioni in pochi casi possono cambiare

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"Anche se abbiamo monitorato i partecipanti solo per sei mesi, anche altri studi condotti su periodi di tempo molto più lunghi hanno trovato poche prove che le credenze nelle teorie del complotto stiano aumentando nel tempo" afferma il team. Per quanto riguarda la possibilità di cambiare idea, "abbiamo scoperto che le credenze (o non credenze) erano stabili, ma non completamente fisse. Per ogni teoria, la stragrande maggioranza dei partecipanti erano “scettici coerenti”: non erano affatto d’accordo."

Nel sondaggio erano presenti anche alcuni "credenti coerenti", cioè concordi su ogni teoria proposta, ma per ogni punto proposto c'era anche una ridotta percentuale di "convertiti": se nel mese di marzo alcuni partecipanti si erano dichiarati non d'accordo con le teorie, a settembre avevano cambiato il proprio parere. Un'altra piccola percentuale di "apostati" ha eseguito invece il percorso inverso. Queste opposte inversioni di marcia erano bilanciate e non hanno quindi alterato il numero totale dei credenti, lasciando un equilibrio pressoché alterato.

"I nostri risultati mettono in discussione la nozione popolare della 'tana del coniglio', secondo cui le persone sviluppano rapidamente credenze in una serie di teorie del complotto, proprio come Alice precipita nel Paese delle Meraviglie. Sebbene sia possibile che ciò accada a un numero limitato di persone, non si tratta di un'esperienza tipica. Per la maggior parte, il viaggio nella convinzione potrebbe comportare una pendenza più graduale, un po’ come una vera tana di un coniglio, da cui si può anche emergere" hanno concluso i ricercatori.

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