Gli esseri umani dovrebbero andare in letargo? Ecco cosa dice una recente ricerca

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di Francesca Argentati

30 Gennaio 2024

Gli esseri umani dovrebbero andare in letargo? Ecco cosa dice una recente ricerca
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Sappiamo che alcuni animali, durante l'inverno, vanno in letargo, ma perché gli esseri umani non lo fanno? E se volessimo, potremmo riuscirci anche noi? Conosciamo insieme la risposta.

Perché gli animali vanno in letargo e noi no

Perché gli animali vanno in letargo e noi no

Pexels

Il letargo sembra essere una prerogativa del regno animale, limitata ad alcune specie che, nei lunghi mesi invernali e rigidi, sprofondano nel sonno fino all'arrivo della primavera. Ma perché lo fanno? Si tratta di una strategia di sopravvivenza, dovuta alla carenza di cibo durante i periodi di freddo prolungato. Dal momento che riuscire a nutrirsi diventa molto difficile, alcuni animali, soprattutto se di piccole dimensioni, riducono la propria temperatura corporea, rallentano il metabolismo e le funzioni vitali fino al 98% per non disperdere l'energia necessaria a restare in vita. Non tutti vanno realmente in letargo, che somiglia molto più a uno stato di ibernazione: alcuni, tra cui gli orsi, si limitano a uno stato di torpore, al contrario di quanti molti pensano. Ciò significa che non dormono per tutto l'inverno, ma alternano stati di veglia in cui si muovono all'interno della tana per cambiare posizione e potrebbero anche provare a ricercare del cibo.

E per quanto riguarda gli esseri umani? Avvertiamo anche noi il bisogno di andare in letargo? Di certo, con l'arrivo dell'inverno, molte persone potrebbero sperimentare la necessità di dormire più a lungo e, in generale, di "rallentare", facendo più fatica a sostenere gli impegni quotidiani con la giusta energia. Tuttavia, non avendo problemi a procurarci il cibo necessario al sostentamento, non abbiamo una reale necessità di andare in letargo. Ma, se volessimo, potremmo farlo?

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Gli umani hanno conservato la capacità latente di andare in letargo?

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Probabilmente no: i nostri antenati, infatti, vivevano in zone tropicali, nell'Africa equatoriale, e non erano soliti andare in letargo date le calde temperature. Quando poi i primi esseri umani si spostarono nelle regioni temperate e boreali, circa centomila anni fa, non hanno sviluppato la capacità metabolica per riuscire ad andare in letargo in questo periodo non sufficientemente lungo, anche grazie alla scoperta del fuoco per scaldarsi, della caccia per accaparrarsi il cibo, dei rifugi in cui cercare riparo dal freddo e degli indumenti ottenuti dal manto animale. Inoltre, la nostra biologia non potrebbe garantirci la sopravvivenza se la temperatura corporea scendesse eccessivamente. Tuttavia, questo non significa che i nostri antenati non sarebbero stati in grado, se solo lo avessero voluto, di entrare in letargo.

Se il freddo avesse compromesso la sopravvivenza e, dunque, l'evoluzione della specie, forse avrebbero potuto farlo. Per gli scienziati odierni, questa prospettiva è particolarmente interessante: l'ibernazione potrebbe, infatti, riuscire a contrastare alcune condizioni mediche, oltre a offrire una potenziale possibilità per la longevità e l'esplorazione dello spazio remoto. Per questo motivo, gli esperti sono entusiasti all'idea che l'essere umano di un tempo potesse nascondere questa capacità, forse sopravvissuta fino a oggi in modo latente. Infatti, molti mammiferi moderni, sebbene non vadano in letargo, conservano la capacità genetica di entrare in uno stato di torpore e questo potrebbe valere anche per gli esseri umani. Tuttavia, il nostro corpo riesce a funzionare bene soltanto al di sopra di determinate temperature corporee, sotto la soglia delle quali si manifestano problemi al sistema immunitario, che espongono a un rischio aumentati di infezioni, e disturbi digestivi. Proprio grazie ai sistemi di riscaldamento e ai vestiti adatti, riusciamo a restare attivi tutto l'anno a differenza di altre specie.

L'ibernazione umana prolungata e l'esplorazione dello spazio profondo

L'ibernazione umana prolungata e l'esplorazione dello spazio profondo

European Space Agency

Sebbene attualmente non abbiamo la capacità di andare in letargo, gli scienziati non rinunciano a questa possibilità e continuano a cercare un modo per indurre gli umani in uno stato di ibernazione prolungata. In ambito medico, l'ipotermia è già praticata e sin dai tempi del medico greco Ippocrate, nel V secolo a.C., sono noti gli effetti terapeutici del freddo. Tra le altre cose, l'ibernazione prolungata consentirebbe agli astronauti di compiere viaggi spaziali più impegnativi e raggiungere mete finora inesplorate a causa dei limiti quali l'alimentazione e la necessità di ossigeno. Se gli astronomi potessero raggiungere uno stato ipometabolico simile all'ibernazione, le spese dei viaggi nello spazio profondo potrebbero riuscire a essere coperte, a differenza di oggi.

Per questo motivo, la NASA finanzia da dieci anni un progetto di ricerca sulla possibilità di una ibernazione umana a lungo termine per i voli spaziali, durante i quali un solo membro dell'equipaggio resterebbe sveglio, mentre gli altri dormirebbero nelle capsule. In questo modo, il consumo delle risorse necessarie sarebbe di molto ridotto. Tuttavia, il nostro corpo presenta ancora molti limiti davanti a un drastico abbassamento della temperatura, così come a un eccessivo innalzamento: bastano pochi gradi di troppo sia in un verso che nell'altro per causare gravi complicazioni. Gli scienziati sono del parare che la chiave potrebbe essere un farmaco o sistemi alternativi per abbattere questo ostacolo e alcuni esperimenti sugli animali hanno svelato che anche specie non adatte all'ibernazione possono essere indotte al letargo.

Per ora, dunque, l'ibernazione umana a lungo termine resta ancora un'ambizione che nessuno è riuscito a mettere in pratica.

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