Ora legale: secondo gli esperti spostare le lancette in avanti può avere effetti negativi sulla salute

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di Francesca Argentati

16 Marzo 2022

Ora legale: secondo gli esperti spostare le lancette in avanti può avere effetti negativi sulla salute
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Il cambio dell’ora sembra cosa da poco, spostare l’orologio di un’ora in avanti o indietro non altererebbe poi così tanto le nostre abitudini. Come nel caso del passaggio dall’ora a solare a quella legale, che si verifica nel mese di marzo: dormire un’ora in meno in virtù delle giornate che si allungano potrebbe essere percepito un piccolo disagio piuttosto insignificante.

A quanto pare, però, c’è più di questo: secondo uno studio, spostare le lancette un’ora in avanti potrebbe avere delle gravi conseguenze sulla salute. Ecco perché.

via Science Daily

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Pixabay-Not the actual photo

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Beth Malow, professore di neurologia e pediatria presso il Vanderblit University Medical Center nel Tennessee e direttore del dipartimento del sonno ha analizzato la connessione tra il passaggio all’ora legale e l’incremento di fenomeni quali infarti, ictus e insonnia adolescenziale.

Lo studio si è basato su un corposo numero di ricerche e il risultato è stato affermativo: c’è effettivamente una correlazione tra lo spostamento delle lancette un’ora in avanti e i problemi di salute indicati.

Se portare l’orologio a un’ora indietro nel mese di novembre non sembra avere conseguenze negative, al di là di un leggero sfasamento per alcuni, il cambio orario in avanti di marzo è faticoso da gestire per il nostro organismo. Al mattino, anche se il quadrante ci dice che sono le otto, il corpo percepisce che in realtà sono le sette: la luce prematura a cui siamo impreparati non coinvolge soltanto il giorno del cambio, ma quasi otto mesi consecutivi.

I raggi di sole del primo mattino sono fondamentali per regolare i ritmi naturali dell’organismo, perché è la luce che si occupa del nostro risveglio e ci rende vigili.

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La scienza non ne ha ancora stabilito con certezza il motivo, che però sembra essere legato alla capacità della luce di aumentare i livelli di cortisolo, il quale regola la risposta allo stress, o anche all’azione che ha sull’amigdala, l’area del cervello che gestisce le emozioni.

E la sera cosa accade? La permanenza di luce fino alla fascia serale procrastina la secrezione di melatonina nel cervello, ritardando quindi la sonnolenza. Di conseguenza, questo può provocare disturbi del sonno e scarso riposo per tutto il periodo in cui è in vigore l’ora legale.

Nel periodo della pubertà, il rilascio naturale di melatonina avviene comunque più tardi rispetto all’età adulta, particolare questo che può aggravare il disturbo da insonnia negli adolescenti.

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Infine, sembra che l’area geografica in cui si vive abbia una certa rilevanza: coloro che vivono al confine occidentale di un determinato fuso orario vivono le ore di luce a partire dalla tarda mattinata fino a tarda sera, dormendo quindi molto meno rispetto ai residenti dell’estremità opposta.

Uno studio ha dimostrato che i primi riportano un tasso di diabete e obesità molto più elevati, oltre a sviluppare maggiormente malattie cardiache. Secondo gli esperti questo sarebbe dovuto a una privazione del sonno cronica insieme al disallineamento circadiano, ossia un dislivello tra i ritmi biologici e quelli imposti dall’ambiente esterno.

In definitiva, gli studiosi consigliano di rivedere l’abitudine del cambio d’ora: meglio stabilire orario annuale fisso, che non preveda “balzi in avanti”.

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