Esiste un collegamento tra l'apnea notturna e l'Alzheimer: uno studio lo conferma

di REDAZIONE

18 Ottobre 2020

Esiste un collegamento tra l'apnea notturna e l'Alzheimer: uno studio lo conferma
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Sono anni ormai che i ricercatori di tutto il mondo stanno cercando di individuare le cause che portano gli uomini ad ammalarsi di Alzheimer. Ma se queste risultano ancora sconosciute, si è invece arrivati ad individuare una correlazione tra questo morbo e l'apnea notturna. In entrambe le patologie si è notato infatti che le placche amiloidi, quelle che vanno a danneggiare le cellule celebrali, si propagano a partire dallo stesso punto del cervello delle persone colpite.

via medicalxpress.com

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Uno studio, guidato dalla RMIT University e condotto da ricercatori australiani e islandesi, è stato pubblicato di recente sulla rivista Sleep. Il coordinatore, il professore Stephen Robinson, ha dichiarato: "E' risaputo che chi soffre di apnea notturno ed ha sulla cinquantina d'anni ha più probabilità di sviluppare andando avanti con l'età l'Alzheimer e viceversa; quello che noi abbiamo scoperto per primi invece sono le placche amiloidi simili nel cervello di persone che soffrono di queste due patologie. Questo collegamento è importante soprattutto sia per gli studiosi che stanno cercando di trovare una cura per l'apnea notturna sia per quelli che vogliono prevenire l'insorgenza del morbo di Alzheimer".

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pixabay

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L'apnea notturna, cioè l'interruzione continua della respirazione di una persona durante il sonno, colpisce attualmente 936 milioni di persone in tutto il mondo ed in particolar modo gli anziani, la fascia d'età più sensibile è quindi comune a quella dell'Alzheimer. I ricercatori si sono soffermati a studiare ippocampo e corteccia celebrale di 58 persone sofferenti di apnea notturna per trovare le placche amiloidi; il risultato come abbiamo visto è stato positivo ma è ancora presto perchè diventi ufficiale. Il professor Robinson è però ottimista ed ha dichiarato: "Continueremo ad analizzare questi campioni, compresi i segni di infiammazione e mutamento dei vasi sanguigni che nutrono il cervello, per ottenere la piena comprensione della malattia ed inoltre lavoreremo per poter contare su un maggior numero di persone da esaminare". 

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