Un pacemaker nel cervello per eliminare i tremori causati dal Parkinson

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di Claudia Melucci

09 Gennaio 2019

Un pacemaker nel cervello per eliminare i tremori causati dal Parkinson
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L'Università Californiana di Berkeley ha inventato un pacemaker cerebrale che aiuterà i pazienti a gestire i loro problemi neurologici, tra cui i debilitanti tremori causati dal morbo di Parkinson. Rispetto ai pacemaker già testati in precedenza, questo californiano possiede la capacità unica di registrare l'attività cerebrale e allo stesso tempo inviare i segnali elettrici, che significa poter intervenire sul problema in tempo reale. 

via Nature

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Il pacemaker cerebrale costruito dall'università californiana costituisce un trattamento personalizzato per patologie come epilessia e Parkinson e si basa sui segnali cerebrali emessi dal paziente stesso; nello specifico il pacemaker va a colmare i "vuoti" o a modulare l'intensità degli impulsi elettrici, al fine di ottenere una risposta il più possibile normale. 

Questo tipo di dispositivi è particolarmente efficace nel trattamento dei tremori o degli attacchi epilettici; fenomeni estremamente differenti da un paziente all'altro, che difficilmente si può pensare di trattare con una terapia standard. 

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WAND, il nome del device, è wireless ed autonomo: è discreto e poco invasivo, e sa intervenire in maniera indipendente dopo aver imparato a riconoscere i segnali dei tremori o degli attacchi epilettici del paziente. 

"Per fornire una stimolazione efficace, che è l'obiettivo per trattare il Parkinson, l'epilessia e tutto uno spettro di disordini neurologici, è molto importante registrare i segnali cerebrali e inviare la stimolazione nello stesso tempo, cosa che attualmente nessun altro dispositivo è in grado di fare", ha riferito Samantha Santacruz dell'Università di Berkeley. 

"Nel futuro vogliamo incorporare sistemi più sofisticati nel device, in modo da ottenere dispositivi intelligenti che possono scegliere la cosa migliore da fare, senza che sia il medico a dover intervenire costantemente in questo processo" ha detto Rikky Muller, dell'università californiana. 

Il sistema quindi si presenta già come un'invenzione rivoluzionara, ma che lo sarà davvero una volta eliminata la necessità dell'intervento umano; ci vorrà ancora del tempo, ma l'obiettivo finale è molto più vicino di quanto si pensi. 

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