L'esperimento sul piccolo Albert, il bambino che fece da cavia per uno studio sulla paura condizionata

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di Claudia Melucci

01 Ottobre 2018

L'esperimento sul piccolo Albert, il bambino che fece da cavia per uno studio sulla paura condizionata
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Quella che vi stiamo per raccontare è la storia del piccolo Albert, appellativo con cui viene indicato un bambino appena nato che prese parte ad un esperimento di psicologia. Agli inizi del Novecento studi condotti direttamente su esseri umani erano molto frequenti e, per quanto crudeli siano stati, hanno costituito la base delle scoperte successive.

Il medico che guidò l'esperimento con Albert fu John Watson, padre del comportamentismo. Il dottore voleva studiare in vivo gli effetti del condizionamento: in altre parole Watson voleva verificare quanto fosse possibile "manipolare" la risposta ad uno stimolo esterno.

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Unknown/Wikimedia

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Il piccolo Albert nacque nello stesso ospedale in cui lavorava Watson. Alla nascita presentò una grave idrocefalia, e molto probabilmente è per questo che la scelta del medico cadde su di lui: qualsiasi sofferenza fosse derivata dall'esperimento, Albert avrebbe dovuto sopportarle per poco tempo e altresì non sarebbe rimasta alcuna traccia dell'esperimento. 

 

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Wikimedia Commons

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La prima parte dell'esperimento consistette nel presentare ad Albert alcuni oggetti ed animali al fine di annotare le sue risposte emotive: gli assistenti del medico lo esposero a delle maschere, a del cotone, a dei gioielli, ad una scimmia, ad un cane, ad un topo bianco e ad un coniglio. Albert non ebbe paura di nessuno di questi elementi.

John B Watson/ Wikimedia Commons

John B Watson/ Wikimedia Commons

L'esperimento vero e proprio, volto a creare nel piccolo una risposta condizionata ad uno stimolo, iniziò nel 1920, quando Albert aveva 11 mesi e 10 giorni. Ad ogni seduta, veniva messo su un tavolo in mezzo ad una stanza, insieme al topo bianco da laboratorio con cui era già entrato in contatto durante la fase di analisi. 

Ad Albert era concesso giocare con il topolino, ma ogni volta che lo toccava il medico produceva un suono assordante battendo un martello su una barra di acciaio sospesa. 

Al suono, il bambino si mostrava impaurito e il più delle volte finiva in lacrime. 

Galiaoffri/Wikimedia

Galiaoffri/Wikimedia

Il processo fu ripetuto in più sedute: ogni volta che Albert toccava il topo, nella stanza si levava improvvisamente un suono fragoroso.

L'esperimento andò avanti fino a quando Albert non diede segno di aver sviluppato lo stimolo desiderato: un giorno, al piccolo venne mostrato il topolino come di consueto, ma prima che il medico potesse colpire la barra metallica, Albert scoppiò a piangere tentando al contempo di allontanare l'animale.

Quello che era accaduto nel bambino è facile spiegarlo: Albert aveva finito con l'associare il topo al rumore e quindi alla paura. Da elemento neutro qual era il topo inizialmente, ora suscitava una risposta negativa. La fobia per il topo si allargò anche per il cotone, per le maschere e per le pellicce. L'esperimento era riuscito.

Al termine dell'esperimento, Albert aveva circa un anno. Oltre ad essere provato dalla sua malattia, era anche profondamente toccato da ciò che aveva subito all'interno della sperimentazione. Trascorse i suoi ultimi anni di vita a cercare di superare le sue paure, che ormai si estendevano agli oggetti più banali.

Non si sa se i genitori del piccolo fossero al corrente di quanto accadeva negli studi del medico. Si sa che la madre era un'assistente che lavorava nello stesso ospedale del dottor Watson. Anni dopo la conclusione dello studio comportamentale, emerse che il vero nome del bambino non era Albert, ma Douglas Meritte.

Douglas Meritte morì nel 1925 all'età di sei anni.

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