Il nemico del mio nemico è mio amico: adesso lo dice anche la scienza

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di Gianmarco Bonomo

09 Maggio 2024

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Si dice che il nemico del mio nemico sia mio amico. L’espressione affonda le sue radici nella storia, e alcune sue varianti si ritrovano in testimonianze anche piuttosto antiche, come la Bibbia e l’Arthaśāstra. Oggi il detto si lega alla teoria dell’equilibrio cognitivo proposta dallo psicologo Fritz Heider e, di recente, uno studio ne ha confermato la validità. Insomma, dire che il nemico del mio nemico è mio amico è vero, e lo sostiene anche la scienza. Vediamo com’è possibile.

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La teoria dell’equilibrio cognitivo

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Siamo negli anni 40, e Fritz Heider propone la cosiddetta teoria dell’equilibrio cognitivo, i cui sviluppi si inseriscono nel campo della psicologia sociale. Nelle sue ricerche, lo psicologo esamina il modo in cui la coerenza cognitiva influenza le relazioni e gli atteggiamenti. Heider suggerisce che gli individui tendono a mantenere uno stato di equilibrio all’interno di un sistema e, allo stesso tempo, cercano di ripristinare la coerenza nelle situazioni in cui manca l’equilibrio.

In pratica, secondo Heider le azioni di ciascuna persona possono spiegarsi con il tentativo di mantenere una stabilità psicologica, potremmo dire trovare una coerenza. Si tratta di una teoria che ha contribuito a definire concetti come la dissonanza cognitiva, e che alcuni ricercatori hanno legato al famoso detto dell’introduzione. Perché, insomma, il nemico del mio nemico è mio amico?

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La nuova ricerca sull’equilibrio cognitivo

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Due ricercatori della Northwestern University, Bingjie Hao e István Kovács, hanno combinato i concetti chiave della teoria dell’equilibrio cognitivo di Heider. In pratica, da una parte nella vita reale le persone non si conoscono tutte mentre, dall’altra parte, alcuni hanno un atteggiamento più positivo di altri. I due ricercatori hanno quindi provato a dimostrare che il nemico del mio nemico è mio amico utilizzando la teoria dell’equilibrio cognitivo e la fisica statistica. Pubblicato su Science Advances, lo studio offre nuove prospettive sulle dinamiche sociali, ma anche su sistemi complessi come le reti neurali del cervello. Secondo Kovács:

Abbiamo sempre saputo che questa teoria funzionava, ma non sapevamo il perché. Per decenni abbiamo continuato a sbagliare e il motivo è che la vita reale è complicata. Abbiamo capito che dovevamo tenere conto di entrambi i fattori contemporaneamente: quali persone si conoscono e quali sono più amichevoli delle altre.

Perché il nemico del mio nemico è mio amico?

I ricercatori hanno studiato le reti sociali per dimostrare la teoria dell'equilibrio cognitivo

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I ricercatori della Northwestern University hanno utilizzato dati da varie fonti, principalmente dai social network, per rispondere alla domanda. E hanno scoperto che la maggior parte di queste reti sociali riflette l’equilibrio proposto da Heider. In pratica, nelle relazioni sociali le persone tendono a cercare l’equilibrio e ridurre di conseguenza la polarizzazione. Da questo punto di vista, il principio secondo cui il nemico del mio nemico è mio amico si traduce in un equilibrio della rete, ossia dove le relazioni negative sono bilanciate da quelle positive.

Ovviamente, il mondo reale è diverso dai social network su Internet, ma il modello statistico sviluppato da Kovács e Hao ha mostrato come anche le reti reali tendano ad essere più bilanciate del previsto. Secondo i due ricercatori, è possibile comprendere in termini matematici la dinamica delle relazioni umane. Che questo possa aiutarci a ridurre la polarizzazione delle idee sui social media, invece, nutriamo ancora qualche dubbio.

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