Basta guardare le pupille per scoprire quanto una persona è intelligente: è quanto sostiene uno studio

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di Francesca Argentati

05 Marzo 2024

Basta guardare le pupille per scoprire quanto una persona è intelligente: è quanto sostiene uno studio
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La nostra intelligenza, secondo uno studio, è nascosta nello sguardo: la grandezza della pupilla potrebbe svelarla. Ecco cosa hanno scoperto i ricercatori al riguardo.

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Dimensione della pupilla e intelligenza

Dimensione della pupilla e intelligenza

Pixabay

Guardare qualcuno negli occhi può dirci molto su di lui e su ciò che sta pensando o provando in quel momento, persino se sta mentendo. Tuttavia, uno studio sostiene che si possa fare molto più di questo: osservando le sue pupille, potremmo persino carpire informazioni circa la sua intelligenza. In che modo Secondo la ricerca svolta presso il Georgia Institute of Technology di Atlanta, la dimensione delle pupille sarebbe strettamente collegata al quoziente intellettivo.

Stando ai dati emersi, pupille di dimensioni maggiori sarebbero indicative di capacità di ragionamento, livello di attenzione e memoria più elevate. Il team composto da Jason Tsukahara e Randall Engle ha inoltre sottolineato che questa ipotesi è stata convalidata anche dai loro precedenti lavori: gli autori sostengono che sia sufficiente guardare le persone negli occhi per riuscire a stabilire chi ha conseguito punteggi migliori nei test di valutazione delle funzioni cognitive.

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Pupille più grandi = QI più elevato? L'esperimento

La correlazione pupilla-intelligenza è stata osservata inizialmente nell'ambito dell'abilità mnemonica: la dilatazione di questa parte fondamentale dell'occhio umano è stata associata a uno sforzo della mente per ricordare. Dopo aver coinvolto cinquecento individui tra i 18 e i 35 anni, i ricercatori hanno misurato le pupille dei partecipanti tramite l'eye tracker, che sfrutta un computer e una fotocamera per imprigionare la luce riflessa dalla cornea e dalla pupilla.

Il diametro delle pupilla può variare da due a otto millimetri: per stabilirne la dimensione media, gli autori hanno misurato le pupille dei partecipanti a riposo, mentre osservavano uno schermo vuoto per diversi minuti. Successivamente, hanno sottoposto i soggetti coinvolti ad alcuni test per valutare diverse abilità cognitive, tra cui la risoluzione di problemi tramite ragionamento logico (intelligenza fluida), la capacità di mantenere l'attenzione senza distrarsi e di ricordare le nozioni apprese nel lungo periodo (capacità di memoria di lavoro).

Pupilla connessa all'intelligenza: una proposta controversa

Pupilla connessa all'intelligenza: una proposta controversa

Freepik

I risultati hanno concluso che una maggiore dimensione iniziale della pupilla, in condizioni di illuminazione adeguate, è correlata a un'intelligenza fluida più sviluppata, oltre che a un controllo dell'attenzione migliore e, in misura ridotta, anche a una capacità di memoria di lavoro superiore. Non solo: il team ha scoperto anche che le dimensioni delle pupille tendono a restringerti con l'avanzare degli anni. Gli individui più anziani sembrano infatti presentare pupille più piccole, sebbene comparando lo stesso target di età le differenze basate sulle funzioni cognitive rilevate sono le medesime.

Secondo gli autori, la correlazione tra pupilla e QI potrebbe avere sede nel cervello, precisamente al locus coeruleus, un'area cerebrale che si occupa della sintesi della noradrenalina, che stimola il corpo e la mente all'azione, condizionando i processi cognitivi osservati. "Aiuta anche a mantenere una sana organizzazione dell’attività cerebrale in modo che regioni cerebrali distanti possano lavorare insieme per realizzare compiti e obiettivi impegnativi" scrivono gli autori.

Nel momento in cui sono a riposo, le persone con pupille più grandi "hanno una maggiore regolazione dell’attività da parte del locus coeruleus”, che porta a prestazioni cognitive più elevate. Tuttavia, le conclusioni dello studio hanno suscitato reazioni controverse nella comunità scientifica: nessuno è riuscito a riprodurre il loro approccio e altri metodi si sono basati unicamente sulla memoria, escludendo l'intelligenza fluida: ulteriori approfondimenti confermeranno questa teoria?

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