Quest'isola del Giappone un tempo pullulava di persone e miniere: oggi è in completo stato di abbandono

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di Francesca Argentati

30 Gennaio 2024

Quest'isola del Giappone un tempo pullulava di persone e miniere: oggi è in completo stato di abbandono
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Hai mai sentito parlare dell'isola di Hashima? Questo piccolo pezzo di mondo si trova poco distante dalla costa Giapponese e ha una storia davvero particolare. Scopriamola insieme.

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Hashima, la più famosa isola abbandonata del Giappone

Hashima, la più famosa isola abbandonata del Giappone

kntrty/Flickr

Al mondo esistono numerosi luoghi abbandonati, che grazie al loro aspetto e ai loro trascorsi assumono un fascino davvero suggestivo. In questo caso parliamo di Hashima, piccola isola giapponese situata a venti km circa dall costa di Nagasaki, chiamata anche Gunkanjima, ovvero "nave da guerra" per via della sua forma, e all'epoca conosciuta come "l'isola senza verde" per il suo volto composto unicamente da cemento. In origine, sul finire del XIX secolo, l'isola era sfruttata per estrarre il carbone e il numero degli abitanti aumentò di pari passo con la richiesta del combustibile fossile.

Questo sito visse il suo periodo d'oro negli anni Cinquanta, quando la popolazione raggiunse la quota di 5.000 cittadini, rendendolo uno dei posti più abitati della Terra. Nel momento in cui la domanda di carbone iniziò a scemare e le miniere cominciarono a chiudere negli anni Settanta, Hashima subì un un abbandono graduale, diventato definitivo nel 1974. Solo a quel punto, libera dall'attività umana e lasciata a se stessa, l'isola iniziò a essere ricoperta di verde. Le sue dimensioni sono davvero ridotte: misura 150 metri in larghezza e 400 in lunghezza e, nonostante oggi abbia le inquietanti sembianze di un'isola fantasma, in passato ha vissuto momenti di grande attività. Ancora oggi, è la più famosa delle 505 isole disabitate della città di Nagasaki.

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Le miniere dei carbone di Hashima

Le miniere dei carbone di Hashima

Jordy Meow/Wikimedia commons - CC BY 3.0

Le sue vicende, in realtà, hanno avuto inizio precisamente nel 1887, anno in cui è stato scoperto un giacimento di carbone sottomarino, a una profondità di circa duecento metri. Soltanto due anni dopo, erano già stati realizzati due tunnel perpendicolari per raggiungere la miniera sul fondale. Questo segnò l'inizio di un periodo a dir poco prospero e, nel 1916, Hashima produceva ben 150.000 tonnellate di carbone. Insieme alla popolazione, l'isola iniziò a ospitare sempre più strutture ed edifici, che diventarono via via più numerosi.

Da questo momento in poi, la richiesta di carbone aumentò considerevolmente e il lavoro nelle miniere diventò sempre più assiduo e duro. Molte famiglie decisero di trasferirsi sull'isola, che offriva un buon trattamento economico ai lavoratori, sebbene i turni fossero estremamente faticosi. La crescente densità portò alla costruzione di ulteriori edifici pensati per gli operai, realizzati in cemento armato e con appartamenti molto elementari, composti da una stanza con una finestra, che non prevedeva alcun comfort. Fu nel 1917 che venne costruito l'edificio più imponente di tutto il Giappone, costituito da nove piani e ubicato proprio al centro dell'isola. L'appellativo "senza verde" si ricollega proprio a questo momento, quando lo spazio per la vegetazione venne definitivamente occupato dall'imponente struttura.

L'isola di Hashima, dagli anni d'oro al declino

L'isola di Hashima, dagli anni d'oro al declino

Hisagi/Wikimedia commons - CC BY-SA 3.0 DEED

In seguito, su Hashima vennero eretti anche diversi negozi, dei campi da tennis, due scuole, un ospedale, un santuario, dei bar, una piscina e persino un casinò. Gli abitanti non avevano bisogno di veicoli per spostarsi, date le dimensioni ridotte che consentivano di muoversi a piedi. Inoltre, la presenza di edifici e l'elevata densità della popolazione impedivano l'uso delle auto.

Nel 1941, la produzione di carbone raggiunse le 410.000 tonnellate annue, fino a quando, con la nascita dell'OPEC, l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, non iniziò la parabola discendente di Hashima. Il carbone, infatti, venne sostituito con il greggio, ovvero il petrolio grezzo ricavato dai giacimenti per poi essere lavorato. A quel punto, le miniere dell'isola iniziarono a chiudere, i lavoratori si trasferirono altrove e, come detto, l'abbandono definitivo si consumò nel 1974. Dal 2002, l'isola è diventata proprietà di Nagasaki e dal 2009 può essere visitata dai turisti, ma occorre firmare un contratto di sicurezza. Sei anni più tardi, nel 2015, è diventata Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.

Come visitare Hashima, che ha fatto da sfondo a James Bond

Come visitare Hashima, che ha fatto da sfondo a James Bond

Sreejithk2000/Wikimedia - Public Domain

Tuttavia, non è possibile visitare l'isola da soli: dopo la partenza dal porto di Nagasaki, i turisti raggiungono il sito viaggiando su crociere private per osservare gli edifici abbandonati con un tour guidato della durata di un'ora, mentre la traversata impiega trenta minuti sia all'andata che al ritorno. Sebbene sia possibile entrare in diverse strutture, l'accesso non è consentito in tutti gli edifici.

Se ti sembra che questo luogo abbia un non so che di famigliare, forse lo ha già visto al cinema: la sua atmosfera tetra ha fatto da sfondo al film Skyfall, girato nel 2009: l'incontro tra il protagonista James Bond e l'antagonista Raoul Silva è stato girato proprio ad Hashima. Nell'intero film è possibile vedere gli edifici grigi e abbandonati. Sebbene oggi sia un'isola fantasma, questa meta giapponese non è stata dimenticata: moltissimi turisti scelgono di visitarla ogni anno, per ammirare il suo aspetto, rimasto esattamente come allora, e conoscere la sua storia. E a te piacerebbe recarti in questo piccolo e suggestivo posto nel mondo?

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