Trascorre cento giorni in una capsula sottomarina: ecco le incredibili conseguenze sul suo corpo

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di Francesca Argentati

15 Gennaio 2024

Trascorre cento giorni in una capsula sottomarina: ecco le incredibili conseguenze sul suo corpo
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Riusciresti a immaginare di trascorrere cento giorni sott'acqua? È quello che ha fatto l'uomo americano di cui stiamo per parlare e che ha raccontato le conseguenze subite dal suo corpo dopo questa straordinaria avventura.

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Joseph Dituri ha trascorso 100 giorni sott'acqua per una missione

Il corpo umano non è strutturato per vivere sott'acqua, lo sappiamo: oltre a un rapido tuffo o a immersioni più audaci per gli esperti, non ci è concesso sperimentare la vita in fondo al mare. Tuttavia, la tecnologia sempre più sofisticata ci ha permesso di superare i limiti imposti dalla natura, permettendoci di raggiungere obiettivi davvero straordinari. Così, Joseph Dituri, cinquantacinquenne della Florida, USA, ha deciso di trascorrere cento giorni consecutivi in una struttura situata a nove metri sotto la superficie dell'acqua nella laguna di Key Largo: lo scopo era quello di scoprire cosa sarebbe accaduto a un corpo umano dopo un periodo così lungo trascorso in immersione.

Dituri, ingegnere biomedico, professore presso la University of South Florida, ricercatore iperbarico ed ex ufficiale della marina statunitense, nel 2023 ha affrontato questa sfida trascorrendo oltre tre mesi sott'acqua, durante i quali ha continuato a svolgere le sue ricerche. L'avventura è iniziata il primo marzo, quando ha fatto il suo ingresso nel Jules' Undersea Lodge, un alloggio sottomarino costruito in acciaio e vetro. Il 13 maggio, dopo 74 giorni, Dituri, soprannominato Dr Deep Sea, ha conquistato il record di permanenza sottomarina senza spostamenti. Quello precedente, infatti, era di 73 giorni, due ore e 34 minuti, ma il professore ha deciso di prolungare ulteriormente il suo soggiorno. D'altro canto, come lui stesso ha spiegato, la sua esperienza non aveva nulla a che fare con un record da battere, ma è stata una vera e propria missione, soprannominata Progetto Neptune 100 e organizzata dalla Marine Resources Development Foundation, per unire la ricerca medica e oceanica con l'attività di sensibilizzazione educativa. “Si trattava di estendere la tolleranza umana verso il mondo sottomarino e verso un ambiente isolato, confinato ed estremo” ha spiegato.

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L'impatto sul corpo del ricercatore dopo cento giorni sott'acqua: i primi test

Dituri ha chiarito che “il Progetto Neptune combina uno studio a lungo termine sugli effetti fisiologici e psicologici della compressione sul corpo umano e utilizza l’unicità della missione e del luogo per portare maggiore consapevolezza sull’attuale ricerca marina e sull’importanza della conservazione delle risorse e dei processi del nostro oceano." Un obiettivo importante, che secondo il professore avrebbe potuto confermare l'ipotesi secondo cui un aumento di pressione avrebbe il potere di contrastare le malattie causate dall'invecchiamento ed essere un fattore chiave per la longevità. Ma quali conseguenze ha effettivamente riscontrato il ricercatore dopo cento giorni sott'acqua?

Per prima cosa, il suo fisico si è ristretto di 1,27 centimetri, persi in altezza, oltre ad aver registrato un netto miglioramento della qualità del sonno pari al 20/25% rispetto a prima, dei livelli di colesterolo nel sangue, con una riduzione di 72 punti, e delle infiammazioni, pari a un 30% in meno. I dati emersi e raccolti prima della missione, durante il suo svolgimento e dopo il suo termine sono stati presentati alla World Extreme Medicine Conference in Scozia. Secondo Robert Frisina, presidente del dipartimento di ingegneria medica della facoltà, "lo straordinario risultato del dottor Dituri è una grande testimonianza dei significativi progressi nella conoscenza e nella ricerca traslazionale che stiamo facendo qui alla USF nel campo della medicina bariatrica. Negli ultimi 100 giorni sono stati raccolti molti dati importanti che alla fine troveranno la strada per le principali procedure cliniche preventive e curative."

La capsula non era pressurizzata: i risultati dell'esperimento dopo 100 giorni sott'acqua

La cosa che più gli è mancata durante i cento giorni trascorsi nella capsula sottomarina, dice Dituri, è stata la luce del sole. Il soggiorno subacqueo che lo ha ospitato per oltre tre mesi era munito di un bagno, di un comodo letto, di acqua e viveri, libri e tutto l'occorrente per una permanenza confortevole. Quello che però ha reso l'esperimento significativo, è stato il fatto che la capsula non era pressurizzata in modo artificiale: ciò significa che la pressione dell'acqua interna alla capsula era identica a quella che si trovava all'esterno della struttura. A nove metri di profondità, questa pressione diventa piuttosto importante.

Quando Dituri è riemerso in superficie, è stato sottoposto ai controlli di routine, che hanno rivelato un'incredibile trasformazione: le cellule del suo organismo erano ringiovanite. Proprio così: anche a distanza di tempo, gli effetti positivi si sono confermati e non sembra aver riscontrato altro che benefici. Dopo l'esperienza vissuta, il professore sostiene di sentirsi meglio a livello generale, di aver guadagnato un maggior benessere e di percepirsi più in salute di prima. Gli astronauti di ritorno sulla Terra possono dire lo stesso? A quanto pare, la pressione sottomarina e la gravità zero hanno effetti molto diversi sul corpo umano, ma in entrambi i casi possono rivelare grandi scoperte sulla nostra capacità di reagire ad habitat diversi da quello a cui siamo abituati. L'esperimento di Dituri potrebbe davvero aprire la strada a nuovi approcci per la cura o l'inversione di malattie legate all'invecchiamento: una prospettiva davvero straordinaria.

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