Quando l’abitudine di mangiare di notte diventa un problema: la sindrome del consumo notturno

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di Gianmarco Bonomo

31 Dicembre 2023

Quando l’abitudine di mangiare di notte diventa un problema: la sindrome del consumo notturno
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Ritrovarsi di notte, in pigiama, davanti al frigorifero aperto a cercare di decidere cosa mangiare non è una scena così rara come si potrebbe pensare. Al contrario, si tratta di un’immagine piuttosto comune e che ha anche un nome scientifico. Si tratta della Night Eating Syndrome o NES, la sindrome del consumo notturno. Vediamo di cosa si tratta e come risolverla.

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Cos’è la sindrome del consumo notturno e quando preoccuparsene

Cos’è la sindrome del consumo notturno e quando preoccuparsene

Freepik - Not the actual photo

Caratterizzata da un modello irregolare di alimentazione quotidiana, la Night Eating Syndrome è un disturbo che porta a frequenti risvegli notturni con un’irrefrenabile voglia di mangiare qualcosa. Senza, non sarebbe possibile tornare a dormire. Le persone affette da sindrome del consumo notturno saltano spesso la colazione e, di conseguenza, consumano la maggior parte delle calorie dopo la cena o appunto durante le ore notturne. Più nello specifico, parliamo di NES quando una persona supera il 25% di apporto di calorie dopo la cena e prima della colazione.

Classificata come disturbo alimentare, e diagnosticata secondo il DSM-5, la sindrome del consumo notturno è presente in circa l’1,3% della popolazione mondiale. Può tuttavia raggiungere picchi del 10% nelle persone obese, ossia con BMI superiore a 30, con una correlazione positiva fra NES e indice di massa corporea. Insomma, quella che può iniziare come una innocente voglia notturna, può arrivare a sfociare in una sindrome da prendere sul serio.

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Chi soffre della sindrome del consumo notturno?

Chi soffre della sindrome del consumo notturno?

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Come dicevamo, in media poco più dell’1% della popolazione mondiale può dirsi affetto da sindrome del consumo notturno. Il numero potrebbe tuttavia essere anche più elevato, data la scarsa consapevolezza su questo disturbo alimentare. Da questo punto di vista, sebbene si possa individuare una correlazione positiva fra la Night Eating Syndrome e l’indice di massa corporea, non si può parlare di causalità in senso stretto.

Potrebbe esserci una connessione con l’ansia, la depressione e i periodi di stress. La sindrome del consumo notturno infatti si verifica più di frequente in individui in sovrappeso e obesi e ha un’incidenza piuttosto alta anche nella popolazione maschile. Un elemento che distingue la NES da altri disturbi alimentari è uno stravolgimento del ritmo circadiano, ossia del ritmo sonno-veglia. In pratica, il nostro orologio interno viene scombussolato e, appunto, ci fa ritrovare di notte, in pigiama, davanti al frigo. Alla ricerca di un pasto.

Come affrontare la sindrome del consumo notturno

Come affrontare la sindrome del consumo notturno

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Curare la NES è possibile, ma è richiesto un approccio che unisca terapia medica, psicoterapia e una particolare attenzione alla dieta. Da questo punto di vista, risulta fondamentale valutare l’influenza di eventi esterni e umore personale sul sonno. Insomma, è consigliabile monitorare le proprie abitudini per capire le dinamiche del consumo notturno, gestire le emozioni negative e stabilizzare l’apporto di calorie durante il giorno. Ecco alcune strategie che possono supportare la terapia:

  • pianificare in modo attento dei pasti durante la giornata;
  • eliminare la caffeina per ridurre il rischio di insonnia;
  • evitare alcolici prima di dormire;
  • limitare cibi ipercalorici e grassi, almeno in casa;
  • non saltare i pasti;
  • consumare una tisana rilassante prima di andare a letto.

Non si tratta di strategie che da sole possono risolvere il problema, ma di un supporto per i rimedi veri e propri. Allo stesso tempo, è fondamentale contattare uno specialista che sappia valutare in modo approfondito la situazione e fornire un piano di trattamento personalizzato. Qualsiasi altra opinione è, appunto, un’opinione.

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